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Le mie scritture

domenica 10 aprile 2011

Favole 9

Un sogno fantastico

Mi sento molto stanco, anche se il senso di solitudine che mi si era appiccicato addosso è svanito lasciando il posto a un leggero formicolio su tutto il corpo.
Mi sento come in un giorno di primavera.
Mi sento bene e ho voglia di dormire.
Spengo la luce.
Il sonno non tarda molto a prendermi e nel brevissimo momento in cui riesco a percepire il suo arrivo vedo in modo confuso, tra fantasia e realtà,  il sogno che stò per fare.
Provo una sensazione bellissima.
Come in un cinema vedo il buio improvviso, poi sento le dolci note di una canzone e appare, prima in modo sfuocato e poi  nella nitidezza di uno splendido cielo azzuro come quello dopo un temporale, una farfalla dai colori intensi ma trasparenti dipinta su un grande aquilone.
E’ un aquilone fortunato perché un vento lieve lo ha accompagnato nel suo volo e dolcemente lo adagia su una bellissima spiaggia.
Sulla  spiaggia l'aquilone incontra una grande e bella conchiglia, triste e sola perché ascoltandola all'orecchio non si sente più il rumore del mare.
La conchiglia, spinta dalla corrente della risacca, le si avvicinò e come abbagliata dai suoi splendidi colori e gli chiese: “Guariscimi, sono una conchiglia che ha perso il suono del mare dentro di sé” e si fece vicina vicina al centro dell’aquilone dove s’incrociano le stecche e gli disse: “Senti nulla?”.
Come d’incanto il rumore del mare tornò dentro la conchiglia e l’aquilone risponse:
“ Siiiii!! Sento il mare in te e l’amore che si muove come la risacca che ti ha portato fino a me.
“ Sei stupendo, mi hai guarita, pensavo che il rumore del mare non avrebbe mai più fatto eco nella mia piccola calotta, mi sentivo inaridita, pensavo che avrebbe regnato per sempre dentro di me il silenzio dell'anima e dell'amore e invece tu hai saputo risvegliare il dolce rumore sommesso che l'acqua del nostro grande padre mare lascia come traccia indelebile e dolce dentro ad ognuna di noi conchiglie, te ne sarò grata per la vita.”
Ma io non ho fatto nessuna fatica, ho solo accostato il mio orecchio interiore a te..l'importante è saper ascoltare, pochi ci riescono.
Comunque mi sembri una conchiglia un pò triste e smarrita, come mai avevi perso il tuo rumore del mare?
La conchiglia dopo un breve silenzio disse: E' una lunga storia, e dolorosa, un giorno te la racconterò..ma ora dobbiamo riposare, vedi? Ormai il tramonto è avanzato e la risacca mi ha sfiancato, riesci a trascinarmi un pò dentro all'acqua? Mi adagierò sul fondo qui vicino e finalmente riposerò.
Ma prima dimmi il tuo nome, non so nulla di te..
Mi chiamo Aquilone, ma se metti una c prima della q il nome ricorda l'acqua, aquila è aquilone ma anche acqua e pure aquila, il volo e il mare, le cose che preferisco.
Io invece sono Shelly, vengo da una terra lontana dove Shell significa conchiglia e se pronunci il mio nome ti sembra di vedermi scivolar via tra le onde.
Bellissimo, vero.
Ora ti metto a dormire e cerco riparo nella foresta per la notte,  e con la sua coda l'aquilone spinse dolcemente la conchiglia verso il fondo del mare, lei fu accolta dall'acqua e si adagiò tranquilla sulla sabbia morbida.
Aquila era ancora bagnato ma doveva sfruttare al massimo la brezza che stava salendo nella sera per arrivare fino alla boscaglia che confinava con la spiaggia.
Si mosse e contorse più che potè e alla fine riuscì a farsi trasportare fino ai primi alberi, si posò esausto sull'erbetta ai piedi dei  grandi tronchi e il sonno lo prese profondo.

E’ mattina, Aquila giace ancora addormentato.
Stà sognando di volare senza alcun filo e accompagnato da un vento lieve come quello che lo ha condotto su quella spiaggia.
Una sensazione di  leggerezza e spensieratezza regna dentro di lui ed è con questa  piacevole e nuova sensazione che Aquilone si sveglia, accarezzato dal  calore del sole che sembra sorridergli.
Rimane fermo a godersi quella pace esteriore ed interiore come racchiuso da una cupola di cristallo.
Pian piano il canto degli uccelli, il vento e il rumore del mare penetrano dolcemente in lui.
Improvvisamente si sente prendere da una forte emozione, il rumore del mare, la conchiglia, Shelly.
Doveva subito andare da lei.
Mentre percorreva lentamente la spiaggia cresceva sempre di più l’ansia dentro di lui, e se il mare l’avesse portata via?
Shelly era lì che si lasciava sfiorare dalle onde e guardava Aquilone avanzare e lo accolse con un sorriso.
Shelly---Ciao, ti stavo aspettando
Aquilone----Avevo paura di non ritrovarti
Il vento ed il mare di questa notte sono stati nostri complici, ci hanno concesso ancora tempo per stare insieme.
Un soffio di vento spinse Aquilone  vicino a Shelly e li avvolse come per  rassicurarli ed incoraggiarli.
Una tartaruga gigante si affiancò a loro, si fermò e aspettava paziente, come se fosse il bus di linea.
I due salirono sul suo guscio ed in silenzio ascoltavano la tartaruga che raccontava, come fosse una guida, di un posto fantastico dove voleva condurli.
Arrivarono su un’insenatura del mare dove crescevano piante e fiori mai visti e dove l’acqua era di un color azzurro intenso.
La Tartaruga gioiosa disse: Siamo arrivati.
Si dice che chi si specchia in quest’acqua può vedere riflessa la propria anima.
Vi lascio qui, tornerò a prendervi  prima del tramonto.
Aquilone e Shelly erano rimasti senza parole.
Guardavano quell’acqua luminosa con grande attrazione e paura.
Shelly guardò Aquilone e gli chiese:
Ma tu chi sei?
Aquilone ripercorse con la mente il suo viaggio e si ritrovò alla partenza, quando la donna  era uscita di casa con in mano l’aquilone del  figlio ed era salita nel punto più alto della collina per farlo volare.
Dopo vari tentativi era riuscita a trovare il vento giusto e teneva stretto quel filo e guardava in alto.
Una lacrima le scese sul suo dolce viso e Aquilone in quel momento aveva sentito scorrere lungo il filo il forte desiderio della sua padrona di trovare se stessa e fu a quel punto che lei lo liberò come per dire “vai e cerca la mia anima”.
Io credo di essere una donna in cerca di se stessa.
E tu chi sei?
Potrei essere quello che stai cercando, potrei essere la tua anima, la custode dei tuoi desideri, il nido dove far svanire le tue angosce, l'approdo per la tua felicità o potrei essere semplicemente una conchiglia che ha recuperato il rumore del mare grazie a te dipende da te.
E se andassimo a specchiarci nell'acqua di questa insenatura?
Forse qualcosa potremmo capirlo, da come ci ha detto la tartaruga.
Potrebbe essere un'idea, riesci a caricarmi e a scendere fin laggiù?
Certo, Sali, ora sono ben asciutto e il venticello è buono..ci porterà fino alla spiaggia.
Aquilone caricò Shelly e la brezzolina fresca del mattino li prese subito, facendoli vibrare nell'aria frizzante; in pochi istanti a lente e morbide spirali scesero fino alla spiaggia deserta e incantata.
Shelly, sporgiamoci qui sull'acqua, dovremmo vedere le nostre anime.
I due si specchiarono nell'acqua azzurra dall'alto di un piccola roccia che confinava con la sabbia della spiaggia, Shelly era ancora sopra Aquilone e le loro immagini erano una sull'altra.
Guardiamo intensamente lì nell'azzurro marino, vediamo cosa succede..
Ma Shelly, Shelly, io non vedo quasi più la mia immagine, è confusa con la tua, guarda, da due è diventata una sola.
Come ti avevo detto, forse sono quello che stai cercando.
Ma se tu sei quella che dici allora posso davvero osservare ed accarezzare la mia anima. Stò provando un’emozione fortissima.
La sento, ti sento vibrare, non aver paura, pensa alla pace ed al piacere che potrai provare quando l’amore ci congiungerà, quando la solitudine non sarà più solitudine perché il cuore e l’anima saranno sempre insieme.
Questa tua irrequietudine, questo tuo vagabondare, questa continua ricerca, questi tuoi voli imprevedibili, queste ascese velocissime e traiettorie impercettibili dove pensi che possano portarti?
Non lo so, forse tu me lo puoi dire, disse Shelly (la sua anima)
Mi ricordo Aquilone quel tuo incontro importante al mare.
Vedevo nei tuoi occhi la dolcezza, vedevo nelle tue labbra l’incertezza, sentivo nel tuo cuore il desiderio di volare e solo quando mi hai permesso di suggerirti le parole e mi hai lasciato guidare la tua mano in una tenera carezza è potuto arrivare ad entrambi il calore di quel gesto e di quell’abbraccio.
Solo quando tu ti sei lasciato andare alla mia volontà hai raggiunto la serenità.
E’ stato uno dei pochi momenti in cui il nostro contatto è stato profondo e totale.
Si, ho raggiunto la serenità e la pace, mi sentivo leggero e felice per aver fatto ciò che mi faceva sentire bene, per aver pensato a me soltanto, o forse a te soltanto.
Aquilone  ci dobbiamo concedere reciprocamente e totalmente, solo così potremo essere una cosa sola.
Ma io non ti sento, non ti vedo, non so cosa vuoi, sei soffice e leggera come una piuma che volteggia nell’aria e non si lascia prendere.
Potrai possedere quella piuma e rompere la solitudine solo quando il tuo amore sarà tanto grande da tenerla sul palmo della tua mano senza stringere il pugno.
Si, deve essere una sensazione bellissima poterlo fare.
Aquilone, la sera prima di addormentarti, quando la ragione abbandona il tuo corpo e la fantasia ti invade la mente, io posso godermi la tua dolcezza e i tuoi pensieri mi accarezzano e mi coccolano teneramente. In quei momenti stò bene con te e io piuma mi poso sulla tua mano e mi lascio cullare dal tuo respiro. Odio il sonno perché ti porta via da me.
Shelly, ma come ho potuto volare tutto questo tempo senza accorgermi della tua presenza? Sei così bella e meravigliosa.
Sono meravigliosa perché tu lo sei.
Aquilone e Shelly erano consapevoli della magia di quel momento.
Fissarono quell’unica immagine riflessa nell’acqua e videro per un attimo un volto di donna sorridente ed anche loro sorrisero.
Era ormai tardi e la tartaruga tornò a prenderli.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso e Shelly guardava Aquilone e leggeva nel suo sguardo la confusione che si era creata in lui.
Aquilone stava cercando nei suoi ricordi i momenti pù belli, più brutti, più difficili o più importanti e aveva tanta voglia di chiedere a Shelly dov’era lei  in quei momenti.
Quella notte Aquilone faticò ad addormentarsi; dopo la scoperta meravigliosa che aveva fatto quel giorno, ora subentrava di nuovo la sua solita inquietudine, ma davvero Shelly era la sua anima? E perché era stata silenziosa per tutto quel tempo della sua vita?
E come avrebbe fatto a tenere la piuma sul palmo della mano senza farsela sfuggire?
Alla fine dopo essersi girato e rigirato, riuscì a prender sonno.
Il sogno di quella notte fu davvero strano, sentiva come una forza misteriosa che lo spingeva verso un grande albero dentro alla foresta ai limiti della spiaggia, lui non poteva trattenersi, il vento che lo trascinava là era impetuoso e soffiava solo per sospingere avanti lui.
Quando arrivò vicino al tronco massiccio, si accorse che vi era incisa a grandi lettere una frase, tutta a spirale, lungo la rotondità del fusto.
C'era semioscurità e distingueva a fatica le lettere, cominciò a leggere: "I.l.b.i.s.o.g.n.o.i.n.e.s.p.r.e.s.s.o.d.e.l.l.a.v.i.t.a.è.”
Un sussulto e Aquilone si svegliò.
Era già mattina inoltrata e Shelly lo stava scuotendo scherzosamente:
Aquilone, dormiglione, che ti prende? Non vuoi più cercare la tua anima? Devi venire con noi, dobbiamo mostrarti una cosa e fece l'occhiolino a Tartaruga, la tartaruga che li aspettava a due passi.
Shelly, che brutta notte, ho sognato.
Non dirmelo, sono la tua anima, lo so bene.
Aquilone si alzò dritto sul suo filo spinto dalla brezzolina del mare vicino e fissò inquieto Shelly.
Ma..ma come fai a saperlo? Dove volete portarmi?
Fidati di noi, vieni, sali su.
Aquilone  obbedì, anche se percepiva quest'atmosfera sospesa e strana, era a disagio ma inconsciamente sentiva che il luogo dove sarebbero andati avrebbe dissipato un poco dei suoi dubbi.
Lentamente la tartaruga li portò verso l'interno della foresta ai cui margini Aquilone aveva dormito.
Man mano che si addentrava nel fitto della boscaglia Aquilone cominciava a presentire qualcosa, questa situazione mi ricorda, ha un aspetto famigliare.
Dopo pochi passi, di colpo si trovarono davanti a un albero enorme, sembrava regnare sovrano su tutti gli  altri vegetali attorno.
E sul tronco era inciso qualcosa.
Aquy ebbe un lampo, il sogno, la scritta, ora potrò leggerla e capire.
Si avvicinarono.
Qui potrai finire il tuo sogno, Aquilone
Aquilone volteggiò sotto al tronco e lesse: "Il bisogno inespresso dalla vita e dalla terra mai concesso, alla fine libera e salpa nell'ignoto per cercare e trovare"
E capì, o almeno credette di capire, finalmente, cosa cercava.
Aquilone alzò lo sguardo al cielo, i rami del grande albero si muovevano come braccia in uno stadio, le foglie sembravano tanti occhi che guardavano, i pezzi di cielo sembravano riflettori puntati su di lui.
Che cos’era quella sensazione che sentiva? Era come essere al centro di una pedana con una prova di sollevamento pesi da superar il peso lo stava sfinendo ed avrebbe potuto schiacciarlo ma tutti lo incitavano, era al centro dell’attenzione si, lui era il centro.
Tutto iniziò a girargli intorno e come dentro ad un vortice Aquilone si sentì prima come risucchiato dalla terra e poi d’improvviso sollevato in aria  come se il suo corpo non avesse peso.
In realtà Aquilone non si era mosso da accanto a Shelly che ora lo chiamava:
Aquilone, tutto bene? Come ti senti?
E’ incredibile, stavo per essere schiacciato quando tutto intorno mi ha mandato energia e mi ha strappato dal vortice e mi ha fatto volare via.
Si, lo so. Cosa hai capito?
Ho capito che devo cercare e trovare il centro di me steso e tenerlo alto su un piedistallo, puntargli addosso i riflettori dei miei occhi e non lasciarlo mai e così l’energia convoglierà verso di lui e potrò sopportare qualsiasi peso.
Aquilone si interrompe e con lui si fermò anche il vento e tutto restò in silenzio.
Shelly sorrise e Aquilone riprese: Ora lo so, il mio centro è la mia anima, sei tu Shelly!!! Tu sei ciò che di più nobile e puro è in me.
Tu sei perfettamente intatta perché tutti possono solo osservarti passare ma non possono toccarti, modificarti o romperti!
Si Aquilone è proprio così.
Shelly fece una pausa, si avvicinò ancora di più all’aquilone sfiorandolo come per avvertirlo di quello che stava per dire.
La tua anima è il tuo centro, io sono la tua anima e il mio corpo è la tua ombra.
Aquilone rimase sbalordito da questa nuova rivelazione, la sua ombra era la sua anima.
Era confuso e senza parole.
Non aveva mai pensato alla sua ombra fino a quel momento.
O forse si.
Ricordava le sue passeggiate notturne quando la luna era abbastanza luminosa da permettergli di uscire la sera per osservare dall’alto della sua collina le luci della pianura e delle colline vicine.
Quei suoi momenti di solitudine erano fantastici, lo facevano sentire padrone del mondo e riusciva a fare dei voli grandiosi e in quel profondo silenzio provava ogni volta un’emozione diversa.
Ciò che lo riportava a terra era il lieve timore che aveva della sua ombra, una misteriosa presenza che all’improvviso sembrava seguirlo, poi lasciarlo e poi seguirlo di nuovo.
Ora Aquilone si chiedeva se in quei momenti  sapere di Shelly avrebbe cambiato le cose. Probabilmente i suoi voli sarebbero rimasti gli stessi ma sicuramente non ci sarebbe stato bisogno di nessuna spiegazione a qui voli, quei perché che il giorno dopo lo rendevano malinconico.
Shelly lasciò che i pensieri di Aquilone scivolassero via pian piano e poi gli disse: Hai ancora molte cose da capire.
Si, ma ne ho molta paura.
Non devi, e se hai fiducia in me, ti darò la forza per vincere te stesso e fondare un nuovo Aquilone, più consapevole e sicuro di sè.
Dici che sapendo di te in me volerò sempre più in alto senza cadere mai?
Penso di si, anzi ne sono certa.
Ora devo portarti a vedere qualcosa, caricami su di te, voliamo fuori dalla foresta.
Aquilone fece quel che gli chiedeva Shelly anche se dentro di sè era ancora confuso e faticava a mettere insieme i pezzi del puzzle che avrebbero formato un se' stesso nuovo.
I due volarono fino alla spiaggia e da lì Shelly lo indirizzò verso un'alta scogliera vicina sopra alla quale volavano molti gabbiani. Si posarono sul prato che ricopriva la sommità del promontorio e guardarono il cielo.
Ecco Aquilone, vedi quello stormo di gabbiani?
Si, pare che a volte formi delle figure.
O delle lettere, osserva bene.
Si, beh, quello per esempio. sembra una...
Una?...
Una V, si la lettera V
Bravo! V che significa allora per te?
Ma non so..
Ma non capisci? Significa che Vali, che devi renderti conto di Valere, di vincere le tue insicurezze, di vincere te stesso, è Valere, è Vittoria, è Valore.
E io sono il cuore del tuo Valore, quando ti sarai reso conto del tutto di me, potrai dire di Valere; e potrai possedere quella V che è anche Volo, allora si che i tuoi Voli acquisiranno vero valore, perché voler volare.
Mamma mia quante V, mi stai stordendo.
Shelly e Aquilone risero di gusto, ma intanto dentro ad Aquilone cominciava a farsi strada la comprensione di sè e la consapevolezza del valore della sua anima.
Non l'avrebbe mai più mortificata col dubbio, la paura, l'inquietudine con lei doveva essere sicuro e sereno, avrebbe volato come quei gabbiani senza più timore della sua ombra.
Aquilone guardava i gabbiani ed ascoltava il loro grido.
Quante volte anche lui aveva sentito, durante i suoi voli, il grido del suo cuore felice ed era come ascoltare una musica soave mentre il vento ti sfiora e ti accarezza appena dando a tutto il corpo una specie di ebbrezza.
Il ritorno a terra dopo quei voli lasciava un senso di soddisfazione e di sfinitezza ed ogni volta Aquilone si addormentava con un lieve sorriso.
Solo ora si rendeva conto, e ne era certo, che quei voli erano incontri d’amore, dove il suo corpo si fondeva con la sua anima, dove i suoi sensi venivano scossi profondamente procurandogli un piacere enorme che lo sfiniva.
Shelly lo osservava con dolcezza, in silenzio, ed era felice di vederlo finalmente cosciente di tutto questo e disse:
Voglio che sia sempre così, voglio sentirti vibrare di desiderio, voglio sentirti fremere di piacere, voglio sentirti gridare di felicità.
Anche io lo vorrei ma è così difficile a volte spiccare il volo e raggiungerti.
Non trovo la forza, sono come un aereo senza carburante disse Aquilone.
Sono io il tuo aereo che ti porta lontano ed è importante che tu capisca che il carburante di cui mi alimento non è né il passato né il futuro, ma è il presente.
Quando saprai arrivare da me spogliato  dei piaceri, dei dolori, delle paure e delle angosce del passato e per il futuro allora niente potrà impedirci di partire, lasciarci andare e unirci per renderti felice.
Vivi Aquilone vivi il momento.
Aquilone ripeteva quella frase “vivi il momento” ed era come dire “cogli l’attimo”.
In quella apparente confusione si faceva sempre più nitida la certezza di aver trovato la cosa più preziosa che poteva esistere, l’amore per la sua anima, l’amore per se stesso.
Lo invase una forte emozione ed un grande desiderio di stringere a se Shelly per guardarla ed accarezzarla teneramente, per ballare con lei il tantra del cuore, per chiudere gli occhi e sentire il suo respiro, per sussurrarle il suo amore.
Aquilone so a cosa stai pensando, è così che devi fare, bravo, continua, e ti insegnerò io a ballare la Samba del cuore.
Ma cos’è questo Samba?
Eccolo qui, sta per risuonare dentro di te, sei pronto ad accoglierlo?
Si, credo di si.
Aquilone si concentrò su di sé, tutte le sue emozioni e i suoi pensieri avevano preso a girare in circolo, come un girotondo senza fine, un dolcissimo gorgo che girava e girava e lo coinvolgeva sempre più, e mentre l’armonia tra sé e la sua anima si faceva sempre più avvolgente e perfetta cominciò a sentire una voce che usciva dal centro del gorgo e diceva.
“”Non fuggire , Affronta, non rimandare, affronta, non evitare, affronta, non rimuovere
affronta, non nascondere, affronta, non ingannare te stesso, affronta, non aver paura
affronta, non evitare di vivere, affronta, non piangere, affronta, non rinunciare
affronta, non abbandonarti, affronta, non essere indulgente con le tue debolezze, affronta, non rinunciare a difenderti, affronta, non rinunciare a lottare, affronta, non pensare che la felicità sia lontana, affronta, e la raggiungerai””

Aquilone rimase quasi tramortito dall’intensità della voce, delle sensazioni e di tutto ciò che percepiva e quasi senza accorgersene cominciò ad alzarsi da terra, ma la brezza che lo spingeva non era qualcosa di esterno, non proveniva dal mare, né da terra, proveniva da sé stesso, ora stava raggiungendo la perfezione di cui parlava Shelly, era Shelly dentro di lui a spingerlo e stava, stava volando.
Ma non aveva mai volato così, volava col corpo certo, la sua tela si gonfiava alla brezza e le sue stecche si tendevano piacevolmente per lo sforzo, ma volava anche con l’anima ed era un volo quello interiore molto più sottile e insieme denso, potente, intenso.
E in pochi attimi di colpo percepì come in una vampata di piacere totale quello che la Samba alla fine diceva la felicità.
Un suono metallico, fastidioso, insistente mi sveglia e il sogno svanisce.
Mi passo le dita fra i capelli e mi sembra di sentire il profumo del mare.

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