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Le mie scritture

sabato 9 aprile 2011

Poesie 20

Mariasole

Raggiante piccola Dea
aspersa di abbagliante  chiarore,
esistenza  senza  notte
corteggiata dalle spume.

Onde di luce
sulla rovente sabbia,
sbuffi di brezza  ti inseguono,
le rose del mio giardino
stanno in attesa
amabilmente vaghi
dove il vento ti porta.

Vai ,  
Mariasole
diletto sentimento,
armonia che innova
l’incedere danzante
nel mare sereno della sera
al gioco della risacca.

Sbocciata  sei  un dì d’ottobre
in giubili paghi
adagiata in prati di verbene.
sia permesso al signore
offrirti  pascoli sereni.

Daniele

Un germoglio di vita
è sbocciato…..Daniele,
Cherubino circonfuso
da riflessi di luce,
l’armonia ti invade.

Volto da birbante,
occhi d’ingenue corolle
sei amato
ammirato
coccolato.

Il cuore batte
poetico  amore
principe nella tua reggia,
fuori lo zefiro respira
vento di primavera.

Le fronde del castagno
pigramente ondeggiano,
nella notte le falene volano,
il plenilunio rischiara
dove tu dormi,
babbo e mamma  
affascinati vegliano.

Vittoria

Amore di rara bellezza,
protetta da vellutate
fronde d’oro,
bocciolo di rosa.

Delicata fanciulla
alzi gli occhi di fata,
mostri la tua fresca età
in festanti diademi
di fiori di campo.

Nel fare di ogni istante
poni il tuo segno,
come il tuo nome “ Vittoria “
ti impone.

Nell’essere di piccolo angelo
nell’innocenza di bimba
spandi foglie di infinite sfumature
odorose  della tua semplicità.

Per i nonni
sussulta
emana
vive
la tua innocenza.

Filastrocca

Scordare vorrei
sofferenze,
sconforto,
miserie,
insofferenze.

Stupendo sarebbe
abbandonarsi
a contemplare
il far del giorno
spruzzato d’avorio,
i crepuscoli confusi
delle vette,
le cere colorate del vespro.

Selve spoglie dalle furie del tempo,
piane invase da verdeggianti messe,
colli tinteggiati da pittori naif,
aiuole come tavolozze
di  variegati fiori,
mirabili cieli cosparsi di stelle.

Nascono dal niente
suggestioni,
gioie
esaltazioni a Dio.

Insensibile

Mi illudo  che l’alba
sorrida al mondo,
al contrario porge
motivo di pianto
passioni dissolte,
turbamenti domati,
firmamento spento,
l’intelletto  stremato
attenua ogni  eterea aspirazione

Il  volere si perde,
groppi amari 
stringono la gola,
serenità se
occhi colmi di calda rugiada
inondano il viso,
impulsive saltano al petto
da dove si sono create.

Inutile imprigionare
l’urlo esaltato
che è dentro di me,
quale gioia  occorrente
può rincuorare.

Quante delicatezze
sono necessarie
per placare e consolare,
solitaria per strade fumose,
pensante la gente cammina
ti tocca fuggevolmente
insensibile e indifferente.

Il sogno

Tormentata notte,
sfinito e confuso
vago alla ricerca
del latente sonno.

Nella fonda notte
assopisco
colmo di incubi,
un foulard  di seta
come respiro lieve di vento
mi lambisce il viso.

Dolci labbra  primaverili
adornano di baci la fronte
un turbamento
un sobbalzo
un urlo.

Oh cortese  sposa
ti ho sognata
al far del giorno
socchiudo gli occhi
quei baci
mi hanno restituito
felicità e vita.

Dal cielo a noi

Come refe di seta
Attraversi il firmamento
fino alla terra.

Seduci ,
illumini
esile ti levi  inavvertibile,
vigoroso non ti spezzerai
oltraggiato dal vento.

Inflessibile scendi,
penetri nell’animo
di cuori malvagi.

Sei  inarrestabile
la tua venuta tra prati fioriti
inebria l’anima di gente percossa,
possente di vita
doni  gioia a un cuore
malato.


Oh filamento ancorato a l’etereo
mai  timore,
potente sarai
e paura non avrai
di essere reciso.
                
Il vecchio e la selva

Solitario vive nei meandri
della  selva,
ha come dimora l’incavo
di un secolare castagno
modesta ma comoda,   
fra queste frescure ha trascorso
felicemente la vita.
Ora steso sul letto,
con la testa bianca,
scarno in volto,
il fisico spento,
le mani di ghiaccio
il cuore palpita lieve.
Il passante indiscreto sbircia
vede un uomo al tramonto.
Ecco sopraggiunge la notte.
Profonda  serenità,
l’amico vento piange
e grida l’annuncio,
nella stanza regna la pace
il vecchio riposa  esanime
con espressione  serena.
Tu uomo conosci  
lo strazio , l’angosce
ai rinunciato alla felicità
alle delizie della natura,
fuggi da tutto questo
recati nella selva
esci da questo mondo,
riprenditi la vita
rifletti,
valuta,
camminerai
vivrai in un quieto rifugio
morrai  appagato.

La giornata

Aurora dal tenue profumo
vestita da variopinti steli,
mossa da infinte moine
acclamata da  intensi cori
bocciolo colmo di rugiada.

Pomeriggio,
ore di mercato
voci accese
uomini forti
chiome acconce
abiti alla moda.

Viene la sera
cammino incerto
sprazzo tremolante,
pianeggianti ombre,
candele ondeggianti,
gambe barcollanti
le labbra socchiuse
farfugliano
piangono
ruscelli di dolore.

Passato è il vento del tramonto
donaci una notte di sonno
dopo una giornata di fatiche.

Le cicale

Nel mezzo di un afosa
giornata di agosto,
sdraiato su un prato profumato
di fieno   odo le cristalline
e gioiose cicale canterine.

Appese a vetusti pini,
ai pioppi al margine del ruscello,
il sole alto e rovente,
le cicale festanti
intonano liete vibrazioni,
danno brio a una giornata afosa.

Seduto all’ambra del pino,  medito:
inutile il  canto delle chiacchierine
gli uomini e le donne
sono troppo impegnati
i giovani anno perso
il gusto di ascoltare.

Ma io ci sono,
tendo l’orecchio al vostro frinire
e attendo con grazia
e la pace nel cuore
il vento della sera
che diletta  il sorgere delle stelle.

False notizie

Cumuli di giornali
accatastati  nelle rivendite
alla portata di tutti
annunci di ogni tipo.

Istruttori  di cultura e obbiettivi,
altrimenti ingannevoli
produttori di menzogne,
conosco numerosi  giornali
costrittori della ragione e della mente
macigni scagliati da ideologie  fasulle.

Esigo notizie vere
che tutelino la mia libertà
la mia indipendenza
la storia dei miei padri.

Voi statalisti  estremisti 
mercanti della mia entità 
ladri delle mie origini
predatori della mia esistenza
enunciatori di falsità
paladini di clandestini.

Il carroccio ci attende
impugniamo le spade
afferriamo l’ascia
si squarci, si colpisca
chi ci ha fatto usurpare.

Salviamo  il domani dei nostri figli,
saranno il nostro avvenire
innalziamo nuove fondamenta
per un domani solo nostro.

Piove

Picchietta
sul piano dell’acqua
ancora brillante,
impetuosa scroscia
torrenziale,
travolgente
sentieri invasi dal fango.

La fiumana tracima
sommergendo  verdi vallate
e profumati giardini.

Tronchi  sradicati
come barche alla deriva
per unirsi al mare
che tutto accoglie.

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