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Le mie scritture

venerdì 8 aprile 2011

Poesie 1

"Nel ricordo di un papà"

O signore, nostro Dio,
Tu ci guidi e ci accompagni
lungo i sentieri della vita
perché possiamo giungere un giorno
dinanzi a Te.

È la Tua luce a indicarci la strada.
E quando nella nostra vita
fa irruzione la sofferenza,
Tu ci prendi per mano
e non ci lasci soli.

Ti ringraziamo, Signore,
perché negli ultimi anni della sua vita,
Tu hai accompagnato mio padre,
giorno dopo giorno,
sostenendolo in ogni istante,
fino all'ultimo respiro.

Grazie, perché lo hai posto
a testimonianza del Tuo amore per noi.
E noi sappiamo che non ci ha lasciati,
ma ci ha solo preceduti
dove è la vera pace,
la vera gioia, la vera vita.
Dove Tu sei, o Signore!

A mio figlio
Come posso ritornare indietro sui passi miei.
Sfrondare la vita dal fuori,
i petali dei ricordi frusciano così rapidamente,
afferrarli non so,
ne stringerli fino a toccarne il fondo.
Spesso perdo il richiamo,
quel perché che scagionare potrebbe
errori e scrupoli di vita.
Ma quello che più duole in me è il
non avere di te chiara la sensazione del suo corpo.
Adesso, sempre più, ti rivedo nei gesti miei,
nel riflesso sguardo,
la vita mia avvolta di polverose orme.
Ammirare e spingermi ora non voglio,
misere immagini d'immenso cammino.
Cosi indifferenti, amabili, intime nei miei sentimenti,
giocare con i fuochi dell’amore, apprezzarne i valori,
amare la vita mentre ti offrirà letizia e tristezza.
Non confondere nell’animo tuo sincerità e ipocrisia,
può mostrare immoralità,
tormentata, è stata la vita tua.
In essa niente hai avuto dalla sorte se non amore della famiglia.
Paure vivesti e il ricordare gli occhi tuoi mi addolora,
troppo forti per l’animo stanco e li risolvevi
con tenere carezze e gesti di umanità.
Tacere non posso, ora che rammento,
angosce e turbamenti che per te pativo e mai ti accorgesti.
Sei figlio e padre,
non abbatterti mai ragazzo mio, con te ci sarò sempre.
Adesso capisci che solo non sei stato e non sarai mai.
Dentro di te mi regalavi il cielo,
io pigro solo adesso gli occhi apro.
Nel profondo, sempre rincorrevo le brame tue
ornate di prudenza e dignità.
Mai hai creduto in un mondo oltre il mondo
ma di camminare avanti a testa alta, insegnamento ebbi,
per conquistare in premio, il paradiso e serenità.
Chiudo gli occhi figlio e penso che io, copia di te,
non mi deluderò mai se piangerò,
asciugando le lacrime, asciugherò le tue.
Forse potrò amando me,
far tornare quel volto dentro l’anima dei ricordi,
mai perso nel mio io, pensando che sia il tuo.
L'angelo triste

L'angelo triste è tornato a bussare alla mia porta,
è entrato senza che me ne accorgessi,
nel silenzio assoluto dei suoi passi immaginari,
avvolgendomi con il suo tabarro
fatto di arroganza e di oscurità.

Silenziosa realtà della notte più oscura
mi hai stretto senza che un pianto
sorgesse dalle mie labbra fredde
pallide come  ceroma.

Anch'io come creatura della notte
una specie di falena sitibondo di vita.

Voglio solo evadere, nelle tenebre,
distendere il mio corpo evanescente
e volare lontano, nella notte che pare dolce,
verso la mia cupa e perfida signora
e nel suo tormento fatale
potermi addormentare ...
Per sempre ...

Un Bacio

Ti sfiorerò con un bacio, un alito lieve, con armonia,
senza che tu ne percepisca la presenza.
La mia boca cercherà il tuo viso
per dipingere i tuoi profili
e cedere le emozioni che hai acceso
nella passione mia.

Ti donerò l'amore del creato,
ti donerò affetto e serenità.
Le mie labbra brameranno le tue
in un eccitante artificio di eccitazioni
che non vestirà la fine.

Volteggerò al di là della fantasia
verso l’universo nell’infinito misterioso
dove la volontà esalta lo spirito e
mille sogni si attorcigliano tra di loro
in un evanescente piacere del pensiero
nel rinnovarsi in un violento istante d'amore.

Ti offrirò le chiavi del paradiso dei sogni,
quel luogo intimo dimenticato nel tempo,
dove ero certo che un giorno saresti entrata
per regalarmi un brandello di estasi.
Conserverò nella bisaccia le tue parole,
difenderò il tono della tua voce
per ascoltarti in giornate senza sole.

Bramerei amarti come non ho mai saputo,
come si amano le cose più belle.
Vorrei amarti oltre la stessa vita,
come le cose più celestiali e minute,
nell'oscurità tra passione e sentimento.

E illudermi che sarai sempre là a
nel paradiso dei sogni che abbiamo creato per noi,
dove il nostro amore spoglio di confini
sarà in vita per sempre.


Un bel sogno

La notte coperta in questa nuvola lasciva
una tenue luce nei tuoi occhi bisbiglia mille parole.
Ti osservo,
ascolto il tuo sospiro,
sento i tuoi pensieri scivolare
nel regno dei misteri.

Avrei voluto accompagnarti anche li
per difenderti anche nel sonno,
stringere la mano,
abbracciarti,
ascoltando pulsare il tuo cuore.

Ma ero li a mirare il tuo volto.
Angelo che armonizzi gli occhi,
nell'ultimo palpito porta nei tuoi incanti
il mio estremo sorriso per te.

Il tuo viso ora riposa amabile come non mai
la tua mano scivola dal seno
nell'ultima tenerezza alla tua ventura allegria,
io desidero il tuo volto,
i tuoi occhi la sua allegria
in te ti ritrovo e in voi la mia vita.

La mia mano sfugge lieve
nell'ultima tenerezza,
un bisbigliato ti amo
e vicini indugeremo la novella alba
finché su in cielo
anche stanotte sciameranno infinite stelle.


Per un frammento di sole


Ti amo senza percepire come
quando, quanto,
t 'amo sinceramente senza dubbi ne' incertezze
cosi' ti amo perche' il mio affetto è tale,
in questa misura in cui non appaio e non compari,
cosi' rasente che la tua mano sul mio corpo e' mia,
cosi' vicino che si spengo i tuoi occhi
col mio sonno ...

È mentre ti tormenta il fardello del tempo,
quando sopra i fogli del quaderno
non sai più cosa scrivere
che le illusioni cadono di mano
e la brina ti sta nelle ossa.

Riposano stretti sulle fronde secche i ricordi
di  una realtà consunta.
A ogni gesto costa impegno,
il respiro si è fatto gemito,
muovi la mani stanche, le mani vuote.

Solitario con le tue stagioni divenute cenere,
non importa se scrivevi fole,
 e hai espiato la vita
seguendo un girasole.

Adesso più non splendono diamanti nei tuoi occhi.
l'inverno sale con la sua cadenza silenziosa di pendolo
e cadranno via come fronde
i fogli rimasti immacolati del tuo quaderno.

Prima che le porte del cielo si serrino fremendo
e si disperda ogni sogno,
l'ultimo gesto sarà di imprigionare
un frammento di sole.

Paure e insicurezze


Una carezza lieve,
come ali di farfalla,
Un bisbiglio all'orecchio,
come voce d'angelo.

Un bacio,
la replica di un sogno
che invita a sognare.

Come la rugiada mattutina,
il tuo bacio appaga le labbra,
boccioli che si schiudono
ai primi bagliori dell'albeggiare.

Tu sorridi al mio cuore
sei la mia apparizione,
la mio allegria,
la mia imbrunire
la mia notte,
il mio delirio.

Tormento,
fantasia,
sentimento,
mi conducono a te
in un planare di desideri
che vivo notte dopo notte.

La smania del domani si arruffa
con il terrore di perderti
in una turbinio di turbamenti
dal sapore dolce e amaro.

Fermarsi nella tua verità,
realizzare silenziose fantasie,
questo cerco
ma bramosie simili al nulla
e la certezza di una verità
pare non ardire mai.


Aiutami


Elevarsi  sulle ali dell’estasi,
dove ogni fantasia diventa verità,
dove non potremo mai cadere.

Consegno il mio cuore
nelle tue fatate e sapienti mani,
perché lo ritrovi domani,
offrimi il piacere di fantasticare
un mondo migliore.

Stringi la mia mano
negli attimi mesti della mesta verità ,
in questa umanità così diversa
ma così prostrata
nel mio cuore.


Ti dono


Un saluto....
a te che ho ammirato come un fanciullo
rincorrere un aquilone ...
che si posa sul prato
e con la mano
ha creduto di poterlo acchiappare,
sorpreso....e avvilito!!
Scoprire che non era
un acquilone
nemmeno un prato.

Ti dono i miei ricordi
diffondili nell’intimo dei tuoi pensieri
perchè tu li possa coccolare
con la dolcezza della tua allegria.

Ti dono i miei sguardi
fino all'ultimo sbattere di ciglia
e nasconderli dovrai
nella gerla con i tesori
nell’intimo dei tuoi occhi.

Ti faccio dono
del palpito del cuore,
come melodia surreale
nelle notti più tristi.

Ti dono le mie fantasie
posale all'ombra delle tue sensazioni
perchè tu possa deliziarsi
alla prestanza dei mie sentimenti.

Ti darei la passione
e con essa ogni brandello di me
perchè ti possa abbandonare
nel  brivido infinito della seduzione.

Raccontami  

Raccontami le fole
da tanto dimenticate

Raccontami di Dio
perchè non so più invocare.

Raccontami della vita e delle sue ragioni.

Raccontami della famiglia
e dei miei figli.

Raccontami di un bacio
da tempo dimenticato.

Raccontami di lei
del suo tormento e del suo castigo.

Raccontami della smania del vento,
del tramonto e i suoi scenari.

Raccontami.....Raccontami....


Il tempo

Un attimo che indugia e aspetta te,
delizioso istante, inquieto istante.

Istante in attesa del tuo sorriso,
il tuo richiamo...
tempo di sapere.

Momenti per stringerti a me,
momenti per amarti.
Tempo di versare
l’anima mia sul tuo cuore,
è il momento di svegliarti.

Momento di lasciarti partire
e poi riaverti,
Un istante per comprendere
e poi bramare.

Istanti, momenti,
troppi per capire il tuo pensiero,
istanti, momenti,
troppo pochi
per comprendere al mio cuore.

Momenti che volano
incertezze che lasciano in attesa
momenti, istanti,
niente altro che tempo per aspettarti.

Perché ti amo

Svolazzar di petali
grondanti rugiada,
mentre le prime luci nell’albore
baloccano tra le rughe della mia apatia
odo la tua voce .

Brancolo volendo svegliarmi,
volendo uscire dall’armonia
di un bel sogno.
all’improvviso schiudo gli occhi
e tu sei li stupenda verità di tutti giorni.

Immagino la sofferenza
come una scheggia tagliente
e acuminata scagliata sul cuore.

Al proposito di morte,
al pianto che scende senza
un perchè...
alla vita trascorsa a credere negli altri...
ai calci subiti..
ai ceffoni presi...
all'amore mai corrisposto..
a tutto il tempo dissipato.

E ancor mi trovo seduto
sul tempo andato
che non si può rimuovere,
e non vuole soffocare.

Accarezzare le tue mani
e gridare il tuo nome,
è forse il prezzo da pagare
per il tuo perdono.

Ho desiderio di stringere il tuo volto
caldo,  freddo, morbido, vivo,
Solo così capirò
se mi odi,  
che non mi odi,
oppure no.

Ho rimpianto di te,
reo mi sento
e ancora seduto sul tempo andato
un amore ardente
e non vuole soffocare
tutto perché ti amo.

Lei è...

Lei è...
Lei è equilibrio, piacere, allegria.
Lei è dissidio, è ansia, è malinconia.
Lei è brama di vincere, Lei è timore di smarrirsi.
Lei è un accordo, è un getto di dadi.
Lei è il mio babbo, la mia mamma, mia compagna.
Lei scrolla gli animi, Lei ammazza, Lei guarisce.
Lei è spietata, Lei non ha umanità.
Lei  è amabile, Lei è comprensiva.
Lei varia, è incostante,
Lei diveniamo tu ed io nel medesimo attimo in cui siamo discordi.
Lei è realtà.
Lei è desiderare poi andarsene e piangere.
Lei è riconoscersi dopo il pianto, ed amare più di prima.
Lei  è il cielo che si adagia sopra noi, perché Lei è l’immenso.
Lei  è aria.
Lei è un sospiro.
Lei è il palpito appassionato del mio cuore.
Lei è una carezza  sul viso.
Lei è passione, ansietà, tormento.
Lei è un momento.
Lei  è il piccolo diario della mia vita.
Lei è creare chilometri di poesie.
Lei è integrarsi nell'altra persona.
Lei è non aver bisogno di nient'altro.
Lei è  ansia.
Lei è ricerca della bellezza.
Lei è vigore.
Lei è camminare.
Lei è promessa.
Lei è causa del mio contegno.
Lei è pazzia.
Lei è emozione.
Lei ti tempesta.
Lei ti cerca, ti rincorre, ti trova, ti affascina.
Lei è angoscia.
Lei è virilità e sfinimento.
Lei è...

Sogno di un poeta

Su fogli perlati con calde mani
modellerò i miei pensieri
nel concerto della poesia
che mi sussurri.

Innalzerò il sospiro inquieto del tuo futuro
nelle spirituali purezze del domani,
nella sorpresa della prima neve dal ciel cadente,
nel profumo della rosa che mia madre depose
nel mesto sepolcro in cui ponevano  mio padre.

Mescolerò l'affanno dell'ultimo rifiuto,
il disordine di un ballo,
i baci desiderati
i tramonti abbaglianti,
con le diacce lacrime cadute
su di un passione di roccia,
col triste stormire dell’angoscia
nella sottile quiete della matita che lenta va.

Descriverò  con lembi di letizia
sgorgati da un carosello,
con il balzo di una biglia che vola tra frasche di pesco, 
col allegro ardore dell'ultimo bacio,
finche' le sensazioni che non rammenti
si rincorreranno splendenti
come  rondini vagabonde a primavera.

Poi riposerò felice qui,
sotto la pergola in fiore,
ad origliare lo scorrere della tua stagione.
in una afosa notte d'estate,
coccolato dal tuo richiamo,
mi accascerò in un sonno di rose.

Desiderio di libertà

Tremavi  in come un vulcano 
nella sua consuetudine tensione.

Non  reclamavo il fuggire 
implorai  solo un brandello d’eternità,
quel  sentimento irreale 
attimi di spiritualità lusingate dall’infinito.

Ti  amavo nella brezza che respiravo
quanto il profumo del tuo corpo
sparso  nelle pieghe delle lenzuola mi mancasse.

Se  anche t’avessi bramato,
non ti potevo onorare 
neanche nello sfuggire di un’attimo 
perché  il tuo corpo,   
è un arcano diamantato nell’immortalità.

Testarda e guerriera come sei,
hai  dominato fermamente per amore
l’incorrotta vita 
con cui  proteggi le sorti delle battaglie.

Impalpabile ti nascondevi  nell’altra metà del cielo
ma  io, tenace e ostinato,
insistevo a ricercarti in me,
innocentemente invocandoti, 
amica libertà.

Inseguire

Mentre appaio ciò che diffondo,
un pugno di vita svanisce   
per ripresentarsi ormai  mutante.

Tu, signore  dell’oblio,
che hai nascosto a chiunque   
il  volto penoso dell’abbandono,
guidami con la voce di un violino  
alla tua anima,
e  il mio dolore svanirà 
nell’amore  straordinario.

Inseguirò ogni riflesso
calato dal cielo,
per venire a  Te  
come fa’ un lampo   
pregno di memorie;
oltrepasserò la penombra dell’armonia,
in quel luogo l'anima insegue 
il suo misero fardello di luce.

Angeli funesti

Già era diradato il giorno sanguigno
ch'io indugiavo ansioso la tua comparsa
angelo mio che di nobili pensieri
nulla nutri se non un caldo tremito,
emozione intima di questo preludio che coltiva
con la sua serena armonia il mio domani,
già pigro come i tuoi occhi.

Incavati i tuoi occhi, taciturni e depressi
segrete miniere di preziosi ormai perduti,
capitato sei, per spingermi là sotto
nell’abisso del tuo cipiglio
ove potrò ballare con gli angeli funesti.

Ormai terminato è l'irrequieto giorno
il misterioso negromante col suo logoro cilindro  
chiude la stanza dei sogni
che ho inseguito paziente
nel vano girovagare della notte.  

Inganno della mente muta
come le fredde labbra,
 un gelido che può essere assopito
con l’aspro desiderio di un addio.

YARA e gli Angeli funesti

Già era diradato il giorno sanguigno
ch'io indugiavo ansioso la tua comparsa
angelo mio che di nobili pensieri
nulla nutri se non un caldo tremito,
emozione intima di questo preludio che coltiva
con la sua serena armonia il tuo domani,
già pigro come i tuoi occhi.

Incavati i tuoi occhi, taciturni e depressi
segrete miniere di preziosi ormai perduti,
capitata sei, per spingerti là sotto
nell’abisso del tuo cipiglio
ove potrai ballare con gli angeli funesti.

Ormai terminato è l'irrequieto giorno
il misterioso negromante col suo logoro cilindro 
chiude la stanza dei tuoi sogni
che hai inseguito paziente
nel vano girovagare della notte.  

Inganno della mente muta
come le fredde labbra,
 un gelido che può essere assopito
con l’aspro rimpianto di un addio.

Solo per amore

Un sentir sottile
il destino di amarti
e t'ho seguita
spoglio di indugi.

Come densa caligine  
diffusa da un incendio,
privato dello scopo che il
tuo turbamento.

Il mio atteggiamento inquieto,
vagabondo e catturato
da una fatica immane,
privo di pudore
si diresse alla fonte
della tua realtà.

Solo per amore.


Amore pazzo

Disperato, il viaggio silente arrivò
la dove le fatalità traballanti morivano.

Risonanze di grida sfumate,
nel guado dell’anima
e nei prati ingialliti
orme di fantasie proibite.

Il cuor abbandonava il canto cadenzante,
e nelle mani il tormento,
era prigioniero di te. 

Soffocante al crepuscolo il sol si abbandonava,
e nel verde dei tuoi occhi la notte si perdeva.

La luna oppressa tra le nubi a brandelli,
perché così,
il cielo nella mite brezza bramò,
un amore violento,
dannatamente pazzo.

Bramerei  l’istante

Bramerei  avere  un’istante, 
che  non  termini  mai,
per dominare marosi  trasparenti,
nell’abisso del  cielo;
credermi sovrano,  dissomigliante, 
nello sconfinato infinito.

Bramerei riavere l’istante, 
che  mi  fu rapito,
per  confondermi  nella  silenzio 
della tua volontà.

Guado adagio  il piccolo ruscello
del  tuo sorriso,
riascoltare  il  caldo  alito
delle tue melodiche parole,
che  bisbigliavano alla mia passione
solo cortese amore.

Bramerei vivere l’istante, 
che  non si esalta mai,
per  custodire  nella bricolla
la  brina  d’un  prato,
caduta da  una rosa, 
ruzzolata dal balcone del cielo,
perle  trasparenti schizzate adagio 
sul tuo volto di fata.

Bramerei  riprendere il mio istante
dimenticare le mie prose,  
volare nell’infinito,
fra centurie di nubi maliziose.

Bramerei  sdraiarmi sotto un manto di stelle,
piume leggere della tua  anima,
coinvolgente  affetto 
che  stringe il mio  cuore;

Bramerei concedermi l’istante, 
che mai ho voluto,
ritrovando tutti i palpiti 
per realtà senza approdo.

Bramerei  poter ascoltare
l’immacolata ingenuità  effusa 
nei  sogni  d’un  bambino,
seguendo un coro di cherubini.

Bramerei ritrovare  tutti gli attimi, 
che  ho perennemente desiderato,
per ballare sotto un temporale, 
per apprezzare di  più il prossimo,
per  onorare di la  vita, 
senza  badare al presente.

Bramerei fermarmi su un prato di lucciole
per rischiarare la rotta della tua dolcezza
ti vorrei seguire per farti intuire 
la  mia lieve e quieta presenza.

Bramerei poter cercare nel mio attimo, 
privo di menzogne,
e  poi gridare,
nulla ho distrutto.

Osservo le tue espressioni,
e raggi di fede,
è’  la  verità, 
è  l’amore del Dio assoluto.

Sempre risuscito

In questa tua selva,
a volte serena,
gioiosa,
con pacate ombre bambine,
che sognano un gioco;
a volte cupo, violento,
di tormente che spezzettano le rocce.

Fendenti di acque di tempesta,
che sbattendo demoliscono
e seviziano le valli,
io mi avventuro e mi perdo,
cammino e mi dissolvo.

Nella crudeltà e nell’ebbrezza vivo,
un giorno posto in croce,
il giorno dopo risuscito.

Intercezione 

Vagabondando tra prunai e giardini di ricordi
malerba ti riconosco e ti divelgo,
distratto incubo!
Ieri, miraggio elevato al proscenio,
adesso rappresentato nel reale,
oltraggio ad un sentimento alla gogna
nel disegnare nel riverbero del sole,
istigando infantili e astratte lusinghe.
Gracile uccelletto mi ricordo
che tramutata e svolazzante
incerta ti allontanasti senza soffermarti
un istante sulle rose
di un giardino amico.
In che modo eri capace di volare!
Ah che dolente sensazione si ode,
guardando nel grigio cielo
se perduto è il canto dell’usignolo
sul grigio giardino della vita!
Qual giaciglio, qual lieve sollievo
mi aspetta vagabondo smarrito
stanco e ingannato
che vago nella sbiadita strada
del tempo indolente del mio esistere.
Disonorata immagine, confusa sembianza
macchia sbiadita di sogno
ora ti osservo come ospite
qual visitatore zelante
a questa rassegna di privazioni.
Il corpo riposo non trova,
elegia è il fruir di ricordi
che si tramanda e straziante offende
il rimpianto di un corpo tra vita e morte.
La luce si spegnerà anche per te
e sereno vedrai nella notte
indifferente nemico
e silenziosa sfumatura ansiosa
salirà abile in un flutto i gradini
del tuo cuore deleritto.
La guarderai cieca d’illusioni
e ti arderanno il cuore
azioni e promesse vane
amaramente conoscerai
che nulla c’è restituito o ritorna,
quello che arroganti non abbiamo accettato.
Penitente sia nella sua prigione
e preghi solingo il suo Dio
benevolo e comprensivo
di preghiere di un accettabile domani.

Ladra

Nella notte ho spiato
l’eco del silenzio
in un’ala infranta
di una falèna.

Dopo il prillo confuso
alla lanterna,
nella lacrima di rugiada
svanita in un campo di rosolacci
al far del giorno.

Nel tuo fuggir via
dal giardino amato
con la mia vita tra le dita
ladra amata e falsa
riportami il domani.


Momenti

Pensieri effimeri si sciolgono
dentro le brume dei ricordi.

Ci cercavamo a perdifiato
al morire del giorno
e lo sbocciar di un fiore.

Giungevamo dal rincorrere le nubi
dal vagabondare mesto dell’inverno.

Ti osservo e ti accarezzo
guancia a guancia
ora sbandi dalle mani al cuore.

All’orizzonte dove tutto è musica
tra un’emozione fuggente
il perenne dileguarsi  del tempo,
barbagli di te ricercano
la sovranità del vento.


Pescato dell’anima

Ho pescato i tuo pensieri
nel fiume della tua vita.

La veste
con la falda bagnata
e il pianto
che bagnava il sorriso
dell’incerto domani.

La cima
che sbrogliava la vela
e le fronde d’autunno
sparse al passaggio
del cielo futuro.

E ho ritrovato te
in quell’istante antico
triste amica
dal pianto d’amore.

A mio padre

Alabarde come dolorosi ceri
rendevano enigmatici i pensieri
pregni di rancichi frasi.

E trattenuto il fiato
saziavi simulacri angosciosi
abbattuti da una morte errabonda.

Lì s’innalzò una preghiera,
pelle indurita inespressa tra le ciglia
a sbriciolare dissapori senza scopo
messi in silenzio da due mani giunte.

Ti spegnesti o padre
in quella quiete che purifica le preghiere
e schiarisce l’ombra al fruscio di rose
prone protettrici su sofferenze sopite.


Tu solo tu

Tu vicino a me
in quelle notti in cui
il sonno è tranquillante per la vita
mentre il giorno
l’incedere è fatica
bagnato e scabroso è il cammino.

Insicurezza che rifulge
come cristalli riflessi dal sole
sui poggi viscidi delle mie selve
paura di scivolare nelle profondità del costone.

Riflusso in quel momento
col cuore e col pensiero
a quando animale incatenato al tempo,
immaginando l’incalcolabile
piangendo gridavo..

Tu … il mio essere,
all'istante come quel tempo,
quando i limiti erano cataste
sui rifiuti da gettare,
e noi vivevamo soli e l’infinito.

E del grandissimo
raccatto baleni di vita sprecata,
effetti infranti del tuo incanto privo di respiro
misere, incantevoli ferite
Meraviglioso, per non soffrire
della tua mancanza.

Tu, solo tu
il mio cielo
non scordare.....

Come l’ellera

Come l’ellera al fusto
stretto a te rimango,
alle folate della quotidianità,
con la tempesta combatto
regalami ispirazione,
inondami di bocci, di germogli e di piume
e il vagheggiar del sole
custodiscimi dal vento e dall’arsura.

Non mi abbandonare celeste creatura:
abbandonato mi perderei
in questa selva deserta
nelle brume d'autunno
fino alle asprezze del freddo crudele,
mentre i prati
si fa brulli e tutto muore.

Niente è passato inutilmente
dal di che ti ho incontrato
come vischio d'amore
in me si unisce
e signore mi fai di serenità
se vicino mi stai.

Svegliami se rapito
in oscuri pensieri mi trovi,
non sono capace di crescere
se la luce mi offende

Posseggo un’anima
e un solo corpo da offrirti
tale è il mio tormento
la mia povertà.

Tormento

È un ambiguo predatore
quel desiderio supremo
che strappa le mie ali
sulle cime arrossate,
pochezza di vuoti calcoli
che offendono a morte
il mio estremo tormento.

Ma cosa farà la vipera
se morsicherò la sua lingua
e brinderò col suo veleno?
Diverremo grigia cenere
di un pascolo in rovina
o briciole inutili
sfregiate dal gelo ?

Mi ammazzo dinanzi
alla tua sublime euforia
e mi risveglio in un posto
confuso e trascurato.


Domandati

Domandati ...
se tra le menzogne
di una notte d'estate,
ricordi nell’amore sincero
un’esclusiva verità,
e nel rincorrere di quei giorni
perduti a cercarci
ne hai tuttora un traccia
stretta tra le mani
di quel desiderio condiviso in due.

Domandati ...
se nella notte fuggente
io ti stringo un'altra volta
nel rimpianto di averti,
come quell'immutabile momento
tra lacrime sopite in un piacere
che ci offriva il futuro.

Intanto che il nostro amore
fuggiva lontano.

Ti penso

E quando si fa giorno sulla mia malinconia,
cala il crepuscolo su di te.

Nell’attimo in cui il mio corpo
ritorna evanescente
io mi smarrisco

E ti ascolto,
ti lascio,
ti abbandono,
ma ti desidero nuovamente.

Come la nube cullata dal vento
vagabonda errante va
ma lenta riappare,
come la rugiada aspetta
 il suo sole.

Qui, sotto la pelle,
come la nabbia
che dirada tra le dita
e riappare lacrima di quiete
a bagnare gli occhi
e il cuore.

Voli
soffice come la colomba
leggera come la brezza
chiara come l’alba dei miei monti.

E sei un'altra volta qui
dove torno a frugare nei sentimenti,
laddove ora
io fantastico, ancora.

Nel nero di un disco che gira
una canzone mai ascoltata.

Calunnie

Corro da te
ruscelletto vacillante
dove rane innocenti
giacciono alle debolezze
di un'estate rovente.

Vibrazioni multiformi,
vibrazioni di violini capricciosi
e canne oscuranti
ai baci degli innamorati
sulla riva dell' infinito pianto.

Libero mi sposto
nel sordo gemito
del tuo sconosciuto seguito,
giacerò per ora
nel gelido ruscello
del tuo appagamento,
e mi risveglierò in futuro
come legame seduttore
di sgradevoli calunnie...


Gorghi

Rabbrividisco amore.
nel gelido giaciglio
dell’alcova di cristallo.

Di fragranze respiro le tue eccitazioni,
sfioro lieve e vigoroso il tuo corpo
che si muove sublime
con profili intimi e invitanti.

Gli occhi divorano gorgogli di smanie,
bramosie soffocate
che avvelenano i miei folli istinti
dal tuo torrente di sesso.

Crisalide vera della mia passione
evita che il mio addobbo
nella notte si smarrisca
come fuggiasca polvere.

Mieti tutto dal mio corpo
i miei istinti,
la mia sensibilità,
i miei grappoli d’amore,
passionali meandri lascivi
finché i sensi risuonino avidi
e la bocca sorseggi l’anima.

Nobile sovrana della notte
la luce indugerà serena
sul giorno profano,
e l’alcova della sublime
attrazione delle passioni.

Come dei ci copriremo
con manti regali.
ci avvolgeremo nel gorgo
di spirituali realtà
nel giardino dell’Eden.

Per i nipoti

Girotondo per un bambino ammalato
ricco di bacole e lamponi per il gelato.

Tutti i folletti  ballano esultanti
poi arrivano maghi nani e giganti.

Gli uccellini della selva vicina
danzan tutti vicino alla cullina.

Raccontano fole fiabe e storielle
di lupi e grilli castagne e stelle.

Non piangete miei nipotini è mattina
udite canta il gallo e la gallina.

Il cielo è azzurro e si è svegliato
inizia un nuovo giorno innamorato.

Sorridete ai monti nipoti piccolini
tutto è pronto andiamo ai giardini.

...........................................................


Oh Daniele caro che sbadato
m’è sfuggito un altro mago
ma si il dolce e bell’Andrea
si proprio lui il maghetto che piangea.

Mariasole che di Vittoria è sorella,
si quella bimba dolce e bella,
che se china a coglie un fiore,
perchè fa rima coll'amore.

Questa bambina io non so,
cara Vittoria se c’ha l'occhi chiari o no,
ma anche se c'è l'ha neri,
io ci leggo i miei pensieri

Ora non trovando più la rima,
pure a Piergiorgio li voglio fa,
e anche se non è il  suo compleanno,
vale per sempre per tutto l'anno
ciao bel tesorino
ti mando un bel bacino.

E vi abbraccio forte al Cuore,
e vi regalo un po’ d'amore.


Parlami

Parlami
anomalo richiamo della notte
di delicati desideri
di quieti infinite.

Sconfinati pascoli
e selve e valli
e borghi lontani
e pioggia alla gora
che scivola che passa
pregna di lacrime d'argento
che l'anima disseta.

Sfiorano nivee illusioni gli
infiniti incastri perlati
del mio cuore,
qualsiasi vibrazione scende
come limpido diamante
nel saldo cofanetto pregiato,
degli infiniti incubi notturni
nati nel fatato fascino
rifratto dalla cupola celeste sui monti.

Cime nell’orizzonte
sotto le ali di luna
intense risplendono
tra diademi
di frementi diamanti.

Il sentimento vaga,
emerge dalla gora
è ora addormentato
tra centurie di radiose stelle
nelle tenerezze di cobalto.

Mi vesto per...

Indosso la notte
come brina immorale,
e ora il passero è qui vicino,
non abbandona più il mio focolare
nel male silenzioso della morte.

Dea ispiratrice della menzogna,
inutile capriccio per non lasciarti fuggire,
solamente bragia ardante avvampa
più del mio cuore,
emergo come argilla impulsiva,
nel baratro della solitudine.

Accompagnami brezza di selva
portami vento nel rifugio della tana sepolcrale
la mia terra non ha parole per questo corpo
non più panorami insignificanti e sfregiati
ed il tuo volto madre,
non vedrò mai più.


Il tempo che va


Ore 12.00
Il vento che viene dal sole scaccia
dal freddo del buio i fantasmi,
leggero soffia nell'aria
con alberi gioca
danza fa bruchi, fiori, prati
alito dell'estate frizzantino vivace
trasporta segreti e sospiri d'amore.

Ore 15.00
Poeta sei in attesa d'un fiore
che sbocci nel vento
nel verde vicino al ruscellino argentato
che scorre tra sassi e muschi.

Ore 18.00
La vita é la breve avventura dell'eternità
vicino alla scienza,
ma il poeta con i suoi incanti
disseta l'anima che alta s'eleva.

Credi

Anima poetica e magica
che stai guardando quel dolce paesaggio.

Chi ama il creato... ama Dio,
tu sommessa e vigile
a ciò che i tuoi occhi osservano
ci fai amanti di questi piaceri
che Dio ci ha donato,
ti osservo affascinata,
rapita vicino al ruscello
nell’attimo che sboccia quel fiore.

Ma il bocciolo è già schiuso
nel tuo tenue cuore,
quel fiore si chiama Gesù,
adesso Lui ti è vicino
stringilo forte
non farlo scappare.

E se lo bagnerai con le tue lacrime,
con le preghiere,
Lui germoglierà in te  
e ti offrirà l’alito vitale
che ti soccorrerà.

Forza ... sei un florido prato ...
e questo granello di Dio sta nascendo.


Invoco

Nel torpore della notte
socchiudo gli occhi
per spiare
la voce del silenzio.

La valle delle chimere
si apre verso l’infinito
ed io mi protendo
per mietere la verità.

Limpida e semplice attesa,
impalpabile ed eterea
che china verso il tempo
mi tiene avvinto alla vita

Attorno a me
un disordine di giudizi
va dilaniando la fantasia,
inesplorabile,
pregna di assurdità e di desiderio.

Lanterne perse nel folto
delle mie foreste ormai morte
sotto la tormenta,
che severa mi impone a scegliere
tra la lotta e il tradimento.

A pugni strinti riapro gli occhi
e corro nel vento,
nell'intimo affanno,
invocando la morte del tempo
prima che sia lei a portarmi via.

Vivo

Nel dolce rinascere di primavera        
 c'è un aspro apprezzare
e si odora la contesa
dei ritmi del tempo.

Sensi assopiti
poca voce
e sentir lontano
e pensi, e ascolti,
che il vento si è fermato
e ne addolori il canto.

Dal sentiero franato
da dove,
a volte convulso,
a volte esile, giunge l’invito.

Questa volta
non ci sono pietre
io comprendo,
è il palpito di un attimo
che richiede il suo tempo
prima di offrire il suo impegno.

In quel tempo, come in passato,
come in futuro, come all'istante,
rivesto i nudi piedi di calzari
per il  percorso intrapreso.

Adesso esulto
dopo ampolle di lacrime versate,
borbottio di sorgente
tra passione e indifferenza vivo.

Svago

Ti inseguono
nella trascurata selva silente
vanità sconnesse,
congiunte.

Che ti appartengono,
che mi appartengono,
coccolate dal riverbero rosato
del sole che si nasconde.

Si avvicinano
si espandono
si sfiorano
soltanto così ti accarezzo
nuovamente.

Sopra sassi
inumiditi dal riflesso
fantasticano
si dilatano cadendo.

Noi artifici del mistero
ritratti su un drappo candido
balocchiamo
come marionette
accettando insolite somiglianze
ispirate da un'unica mano
la sorte.

Come ruderi sepolti
affiorano dal nulla
col valicare del tempo
pietre primordiali
granelli di selci,
creazioni edificate,
paesi fantasma.

Con incanto
avvertiamo ciò
che il tempo ha nascosto
nel ricordo di quello che fu

Quante richieste,
quanti segreti custodisce
anche un’innocua pietra
da tempo nascosta
ora riemerge.

Si sente l’alito, lo sgomento,
l'inquietudine di quei ciottoli
che riemergete non sanno
da dove nascono e da dove arrivino.

Il mondo è un altro
la terra infuoca
la luna spenta
i sogni perduti.

Desiderio di sprofondare,
ritornare al passato,
ma si compiacciono
di sguardi di passione,
di premura, che puliscono,
lavano e avvertono
il tempo che fu.

Ed io m’inebrio
sognando che un dì
si rivivono in me!

Ricordo

Con affetto oggi ho sfiorato
i giorni perduti in cui
la fantasia si apriva
all’ingenuità dell’età delle more
in quel tempo dell’attesa
fra rughe e portici
il suo incanto respiravo.

E così laddove gli scaloni della chiesa
l’immagine sua  sfioravano,
svolazzava alla brezza la seta delle vesti,
ai piedi boccioli di quel fiore rosa
accenni immaturi
sui ingenui palpiti
d’amori inesperti ancora da assaporare.

Folate d’incantesimo
nelle rughe di quei tempo,
che di nobiltà già nutrite
al mio passar bisbigliavano
eccitazioni gentili di rose e di pane,
e rondini ciarliere
nell’arcobaleno dei gerani
e le castagne al fuoco.

Paese seducente
dominato da stagioni
di vigorosi  pomeriggi
al fresco di profumate fronde
di un tempo ormai vissuto
ma mai dimenticato.


Il cantore

 Nell’animo scevro del poeta
transita lo spasimo del mondo,
offrendo immaginazioni
che solamente gli dei cingono.

Bagliori di luce
in un lercio oltretomba,
riverberano
inondano di luminosità
per un istante l’umano affanno,

Risvegliando insolite debolezze
negli sguardi avidi,
che corrono lesti
sopra monotonie diventate ambite.

Nell’inevitabile dono
che offrono le strofe amate,
offerta di un istante
per una vita desiderata.

Ispirazione

Istiga la mia vita,
fuggi  al pensiero della morte.

Recidi il gambo della rosa
senza tremor di mano,
e con pensiero sereno
spezza l’ultima catena
che saldo mi pone a questa terra.

Ghermisco il tuo amore,
al planare di un aquilone
con il vento,
con il corpo
che niente reclama
se non il solenne impeto
d'un estremo nobile atto.

Rinnova i tuo occhi
per un solo istante
mi saprò appagato
nel percepire la sensibilità
della tua pelle.

Speranza             

Giacché si ripete che tutto
nasce dalla terra
e poi sempre si ritorna
al nido del primo sole,
via dall’approdo
cuore  condottiero,
in silenzio dimentica
questo sinedrio di paure,
via da costei immobile terra
sommersa di sterili clivi
or che il giorno si fatto.
Addio selve immobili
prati di sgomento,
montagne di tensione
rifiuti di mammole,
paludi e ruscelli inariditi,
fertili incubi
scempio della realtà.
Selve primordiali rinvigorite,
rivelategli le vostri cime,
gli giunga dai crinali ventosi
gioiosa con leggiadra melodia
incanti di provocanti sirene.
Specchiata nell’anima
rivivi l’appagamento,
mano raccatta la pietra
sopra cui è scritto il tuo destino
e  posala accanto al cuore,
scorra il tuo sangue
al par di un leggero acquilone
che bagni un corpo stremato.
Attraversa questo ruscello
volteggia su queste ripe glauche
tra le spume e i ciuffi
di immacolati sprizzi,
scopri la gioia della fronda
che su verdi prati svolazza.
Confusa ti trascini
nell’albore mattutino
non ti spaventar dei bagliori,
coraggio e rispetto afferra,
vai tra apriche selve
rincorri i raggi del sole.
Guarda la vetta e non ti voltore
rondini, guidatela
distante dalle bufere,
folletti sovrani della selva
conducetela nel futuro cammino
guidatela nella serenità di nuovi giorni.

Abbi fiducia

Sgombra l'aria dai suoi miasmi
così rigonfia di aduso vuoto.

Soffoca se puoi i vuoti infiniti
così potrai conquistare
i voli lontani della mia anima.

Libra su altissime creste protette
respira glauchi fragranze di cielo
spezza realtà e attitudini
demolisci le leggende
poi attraversa silente e sovrana
tra i luminosi sentieri della selva.


La sera

Io non so capire
la malinconia che a volte
violentemente mi investe,
questi attimi
che mi conquistano a volte
la sera.

Tutto diviene aria leggera
i baccani stessi
che si addolciscono
e questa bislacca sensazione
di atmosfera
e di fronda che libra.

E non c'è tenero capriccio
che mi allontani
questa stramba emozione
che mi stringe in gola
mentre il mio sguardo si smarrisce
oltre le collinette
oltre i monti dove manco
l’aquila ardisce più volare.

Ma è solo
un attimo che poi passa
e dopo
mi metto a dormire.

La chiesa di Bolgnana

Chiesetta di paese tra i castagni
poco distante dalla mia ruga,
in salita verso le selve
 luogo di vita e dei metati.

Paese  addosso alla sua chiesa
un tempo felice soggiorno dell'estate
all’insù l’antico castello dei patrizi
aria allegra nei miei giorni sereni.

Tra cardi chiusi  e uva ancora aspra
mentre la ruga risalgo in tarda sera
porto
nel cuore il tempo dei progetti.

Vanno i muli spinti dalla fatica
e silenziosi scheggiano i ciottoli
sognando riposo e biada,
mentre il boscaiolo va
segnando il passo
al pensiero dell’Ave Maria.





















































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