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sabato 9 aprile 2011

Novelle 3

Berto e la ragazza fatata
Storia dalla magica terra della Garfagnana
Berto dalla fiera capigliatura era il discendente di un Poli delle cento battaglie.
Un dì che stava al fianco di suo padre sulla cima del monte Gragno, guardò una giovane in insolito abbigliamento giungere verso di lui.
Da che luogo vieni, giovinetta? Domandò Berto.
Provengo dalle Piane del sempre vivere, dichiarò lei, in quel luogo non c’è né morte né peccato.
Laggiù noi ci concediamo un’eterna vacanza, e non abbiamo necessità di alcuno, perché la nostra gioia è assoluta.
Il nostro piacere si distende senza contese o pene.
E poiché abbiamo dimora sulle tonde collinette verdi, ci chiamano la gente della collina.
Con chi, dimmi, stai parlando ragazzo mio? pronunciò il Poli, il Re.
In quell’occasione la ragazza rispose:
Berto sta comunicando a una giovane e buona ragazza che non vedrà né la morte né la vecchiaia.
Io amo Berto, e sono comparsa a invitarlo perché venga nella Piana del piacere, dei fiori, dove da sempre regna la regina Bolognana, e da quando lei è sovrana, non c’è stato in quella terra malattia alcuno né pena.
Oh, vieni con me Berto dalla fiera capigliatura, rosso acceso come l’alba con la tua chiara pelle.
Una leggiadra corona ti attende per abbellire il tuo bel volto e il magnifico aspetto. Vieni, e mai si dissolverà la tua bellezza, né la tua gioventù, fino al giorno ultimo e tremendo del giudizio.
Il re, avendo timore delle parole che la ragazza pronunciava, e che egli avvertiva pur non potendo scorgerla, chiamò forte il suo veggente di nome Airasca.
Oh, Puccio dei mille incantesimi, disse Airasca maestro di magia, imploro il tuo aiuto.
Un compito mi grava, che è troppo grande malgrado tutta la mia esperienza e intelligenza più grande di qualsiasi altro mi sia capitato da quando ho conquistato il regno.
Senza rivelarsi, una ragazza è venuta a noi, e col suo potere vuol brandirmi il mio caro, il mio bel figlio.
Se non dai la tua assistenza, egli sarà privato al tuo Re per mezzo delle scaltrezze e delle stregonerie di una donna.
In quell’occasione Airasca il mago si fece davanti e proferì le sue formule in direzione del posto in cui era stata udita la voce della ragazza.
E neanche uno sentì più la sua voce, né Berto la vide più.
Solo che, scomparendo davanti alla potente formula magica del mago, lei buttò una mela a Berto.
Per un mese intero in seguito a quel giorno, Berto non prese nulla da mangiare o da bere se non quella mela.
Ma appena la mangiava, essa si riformava di nuovo e si conservava sempre intera.
E nel frattempo cresceva nel suo animo una potente voglia e un desiderio intenso della ragazza che aveva visto.
Quando tuttavia venne l’ultimo giorno del mese, Berto, che si trovava anche quella volta al fianco del re, suo padre sulla Piana delle Calde, scorse di nuovo la ragazza giungere verso di lui, e di nuovo lei gli parlò.
E’ veramente un luogo famoso questo su cui poggiano i piedi di Berto, tra gli fuggevoli mortali in attesa solo del giorno della morte.
Ma adesso, il popolo della vita, gli immortali, ti domandano e ti invitano a venire alla Piana del Piacere, poiché hanno imparato a conoscerti, guardandoti nella tua casa fra i tuoi amati.
Nel momento in cui il Re Poli sentì la voce della ragazza, convocò i suoi uomini, e disse:
Fate arrivare il mio mago Airasca, poiché io vedo che essa oggi ha di nuovo il potere della parola.
Ripeté allora la giovane: Oh, coraggioso Re Poli, guerriero di cento combattimenti, le facoltà del mago non sono molto stimate, hanno poco capacità in questa grande terra, popolata di tanta gente aventi  e un grande potere.
Nel momento in cui la Legge verrà, saprà far piazza pulita delle formule magiche del mago, che giungono dalle labbra del falso spirito nero.
E Re Poli guardò attentamente che da quando c’era la ragazza suo figlio Berto non comunicava ad alcuno che si rivolse a lui.
Così il Re dei cento combattimenti gli disse: Sei d’accordo con quello che
la ragazza dice figlio mio?
Per me è cosa dura, replicò Berto amo la mia discendenza sopra ogni cosa, ciononostante, ciononostante s’impadronisce di me una smania per quella ragazza.
La quale udite queste parole, dichiarò dal canto suo: L’oceano è meno potente delle onde del tuo desiderio.
Vieni con me sulla mia imbarcazione, la splendente barca di cristallo che scivola silenziosa.
In poco tempo siamo in grado giungere il regno delle selve.
Osservo calare già il lucente sole, ma per quando lontana la meta, possiamo giungervi prima del buio.
Vi è ancora un’altra terra meritevole del tuo viaggio, una terra felice per qualunque persona che la cerchi.
La abitano solo donne e ragazze.
Se tu vuoi, possiamo cercarla e vivere là noi due soli in spensieratezza.
Come la ragazza ebbe finito di parlare, Berto dalla fiera capigliatura corse via dagli altri e saltò sulla raggiante imbarcazione di cristallo che scivola silenziosa.
E quindi tutti, il Re e la corte, la videro risplendente andare sul verde dei prati verso il sole che reclinava.
Distante, sempre più distante, fino a quando l’occhio non riuscì più a vederla, e in essa Berto e la ragazza fatata presero la via delle selve, e non furono più visti, né alcuno mai conobbe dove giunsero.

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