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Le mie scritture

sabato 9 aprile 2011

Poesie 29

Racconta

Da quaggiù ti vedo
o tiepida luna,
lanterna  accesa
dove i ricordi miei rifletti.

Ricorda al blu infinito
il tempo mio smarrito,
alla rondine sotto il tetto,
al forno acceso per il pane,
ai miei monti natii,
alle cime di neve antica,
ai tramonti rossastri.

Al fiume dove limpide acque
conservano i miei ricordi,
ai peschi dai petali rosa,
alle frasche ingiallite,
ai prati ti tante primavere,
a chi ti osserva nella notte,
racconta il tempo mio smarrito.

Il calice

Con animo lieto
ti proni su tavole logore,
dall’odore di antico.

Dall’immensa Croce,
vedi scendere una lacrima   
che scorre leggera in
una coppa d’oro,
sul tavolo del Signore. 

Quella stilla arde
di rilucente bagliore,
e tu la senti,
la scorgi mischiata
fra le tue lacrime,
e si infiamma
non più di sconforto
ma di serenità eterna.

Cosa?

Ti ho accolto fra le mie braccia
oh Altissimo,
ti ho accolto
e confuso vagavo,
nei campi di grano
e su prati di margherite.

Più ti abbraccio,
più ti sento lontano,
ti abbraccio…
oh,  ancora abbraccio
i residui delle tue
ceneri,
odori d’incenso,
di mirra,
una veste bianca vaga
nelle uggiose ore dell’ inverno,
nel sepolcro mite di primavera.

Orsù mia cara
cosa abbraccerò
quando il mesto autunno
soffierà quel vento freddo
su di noi.

Pentagramma

Disprezzo l’indifferenza,
appaga il mio abbandono
dove grondante echeggia
di taciti  rimpianti.

Sublime la carezza del vento
verbo delle idee del creato,
schiaffeggia, scrolla l’inerzia,
l’operosità cavalca
il modo di vivere
di realtà instabili,
strepiti di follia,
sementi in terra rugosa
stipata di vigore.

Disprezzo l’indifferenza, 
velo pietoso calato su
perdute amicizie
o amicizie mendaci,
barriera di acrimonie
dove turpi verbi imperano,
indegno argine di uomini vili.

Sublimi i linguaggi,
nel barlume
spiriti celesti,
sinceri,
solidi approdi
di nuove relazioni,
feconde nubi dove sopra
il pentagramma della vita
accorda i sogni.
 
Scrigno

In uno scrigno d’oro
poserò la mia croce.

Nell’ora  in cui
discende la notte
e il celo turbina 
di nubi scure
ricorda che la mia croce
è nello scrigno d’oro.

Nell’ora in cui il sole
mi sottrae al tormento,
quando il pesco fiorito
mi rapisce,
ricorda che la mia croce
e nello scrigno d’oro

Nell’ora che nasce il giorno
ricorda la mia croce
ma le ore che verranno
saranno tutte uguali.

Ricordati

Quando una tarda sera
arrivato sarai in su l’erta via
e a passi incerti
trascinerai sacchi di soprusi.

Attorniato da vecchie mura
e da alti cipressi sentirai
afrore di candele bruciate,
terra sacra  avvolta
da marmi ingialliti,
parole graffiate dal tempo.

Sulla nuova lapide
scriveranno lodi di te
e diverrai ombra immobile
senza voce.

Oltre la notte all’or del vento quieto
apparterrai alle strazianti tenebre,
dalle ceneri ti pentirai
d’essere stato ingiusto.

Ruscello

Sono il ruscello
che esce dal bosco
e mi distendo lungo la valle.

Fra pietraie e grotte
nel buio di nessuno
io sono nato.

In lucenti brillanti
sta l’arcano della vita,
e le risposte
alle nostre preghiere.

Fluisco smanioso
in cadute spumose,
avanzo lestamente
violento,
laddove frano
fra pietre sinuose e
sogno il mio mare.

Cammino

Cammino avvolto da
un manto di seta
condotto dal tintinnare triste
di gocce di diamanti,  
un lampo squarcia il buio
non vedente.

Cammino per borghi
dove malfermi stracci
alzano braccia al cielo.

Cammino stanco,
perso fra i persi,
simulacro tra i simulacri.

Odo gli umori del vento
che invia i gemiti della selva,
in un dramma
di banale smarrimento,
della sorte nefasta
di una creatura dissolta.

Tutto tace

E’ il tempo della preghiera,
stanco dopo la festa quotidiana  
il sole si attarda
all’angolo del mio giardino,
ostile al chiaro scuro della sera.

Oltre,
dove la vita
non mi appartiene,
tutto si muove.

Dalle quinte
del mio teatro
tutto tace
il tempo,
la solitudine.

Babbo mio

Vuoto è il canestro…
e cosa permane?
solo brandelli 
di faticose poesie
e cherubini
in melodiose serenate.

Babbo
babbo mio,
tu ispirazione celeste,
con te è calmo il mio mare.

Io figlio sereno,
devo a te il poco di pace
che dietro mi trascino.

Colmi i miei sogni
di oro, di gioie, d’amore,
ma il far del giorno
spoglio mi trova.

Mi desto
e prendi il volo,
sei la mia illusione,
volteggia…illusione…
volteggia col babbo mio,
prendimi con te
in paradiso…
dove la vita è una fiaba.

Olezzo

Frizzante è l’aria,
a folate corre
fra le rughe il vento,
olezzi di dolore
dove svolazzano
fronde di nostalgia.

Olezzi  e dubbi,
accarezzano il mio corpo
rincorrendo il vento
pungente dell’autunno,
inseguo gli effluvi
che il turbamento mio
vuole sopprimere.

Il tempo ramingo
cadente mi trova,
addio primavere,
volate siete
come i petali di rosa.

Memorie,
nostalgie
segnate dalla ragione,
tacito indugio
con la mente confusa

Sopra la mia nube riposo,
recito prose alle stelle,
voce soffusa per
un motivo segreto
dell’immortale
poesia d’amore.


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