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Le mie scritture

sabato 9 aprile 2011

Poesie 21

Usignolo

Gracile e solo
variopinto di  grigi colori
protetto al margine della selva,
le stelle adornano il nido
ma tu non canti
esili zampette congiunte
a rinsecchite frasche,
il capo reclino
i tuoi occhi socchiusi
sembrano piangenti.

Cala la luna
al far del giorno
il sole rischiara,
un batter d’ali 
trasale un’armonia soave,
ubriache di vita fai le genti.

Sentimento ,
passione,
come  un usignolo
supino su una coltre di frasche
nella selva  scura e quieta
ammutolisci.
reclini il capo,
piangi.

Arriva il giorno
vai diffondi il tuo canto
sonoro e melodioso 
sino al crepuscolo
in un lauda al Signore.

Il riposo

Vieni fratello
indaffarato e confuso
ti porto nella mia selva di pace,
troverai un spazio sicuro
dove il mondo è lontano,
dove non coglierai  frastuoni
notizie allarmanti
rumori di strada
e fanciulli bercianti.

Fermati,rilassati
al crepuscolo del mattino
godrai dell’essenza delle primule,
il primo raggio che nella selva filtra
è il messaggio  fatato di Dio,
nel giorno che viene scorgerai
la selva cinta di seta vellutata
i rami adornati di frasche lucenti
il ruscello placido scorre
l’aria pulita invasa di lieti canti

L’animo è felice
la mente libera
dalle labbra escono
poesie d’amore
sepolte in una memoria assopita
sarai contento per tanto riposo.

Lassù

Solo mi trovo
in alto a toccare il cielo,
sulle mie montagne
derelitto voluto
a rimirar quel che
di mio bramo.
               
Aria salubre, pulita, odorosa
il mondo è lontano,
non si ode  il caos, lo schiamazzo
il frastuono della gente,
io solamente posso sentire
il pianto di Dio.

Immacolate cime
che di rosso si colorano
all’aria  albeggiante
mi allietano l’animo,
sorgenti d’acque vergini
che sgorgano al sole
mi dilettano lo spirito.

Il cardo che germoglia
su prati vermigli
mi fa sperare,
il crepuscolo della luna
esonda nella vallata.

Lo scintillio delle stelle
rallegra e rischiara
la mia strada
solitario me ne vo
per le irte vette.

Oriente

Dolente libertà
vita sofferente dalla
pugna violenta,
turbini di terra su ardenti altari
anime crocifisse,

Oriente  che si crea  un Dio
a propria volontà
straripa di  sopruso,
raccoglie lacrime di
bambini  incolpevoli,
innocenti  madri.

Specie umana,
orrendo malvagio
aspira annientare per elevarsi
piuttosto che costruire  distrugge
ma ottusa no sa
che sarà  il  suo calvario.

I popoli non schiaccino la speranza
finiscano le contese
si plachi la tormenta
si innalzi l’iride conciliabile,
Oh Signore  Dio di tutti
raccogli la loro acredine
la tua croce come fonte di vita.


Islam

Senza luce,
cupa, orrenda, terrificante
infernale galera,
cieli senza stelle.

Destini spenti senza giorno
senza notti
senza esistenza
dolori laceranti
spasimi acuti
di madri inconsolabili
uomini sconfitti.

Da brividi osceni
a picco calati
in un dirupo privo di letto,
oh terra abbandonata
all’intensità dell’odio.

Oh voi deliranti
che non vi siete ricreduti
ma cosa volete dal mondo,
oh mare trascinali
nel fondo del tuo grembo.
oh Eolo portali lontano,
e tu terra sotterrali
sotto  zolle ardenti
poiché incapaci di capire,
di vivere.





La nuova stella
Oh padre al tuo capezzale mi chino
adagiato  ti vedo,
occhi velati di bragia spenta
volto inaridito
da pupille sfiorite,
la carnagione cerea
bocca livida
il corpo indebolito.
Un tenue affanno….
sconvolto dirompo in lacrime
il dramma è compiuto,
un lieve serenità esalava
dai mie occhi,
poi la realtà infame,
è finita,è finita.
Soffocate le  sensazioni,
ghermito dal vento
come  una foglia morta
e trasfuso nei meandri più cupi,
silenzio  supremo,
tutto tace
tutto è compiuto,
sconvolto rimiro colui
che di me fu padre.
Trafigge il cuore l’alba,
la solita alba chiara
lucentezza di acque cristalline
vita nascente, dal  tuo giardino
una brezza lieve
un alito di  tenue profumo
ho gioito, ho gridato
ti porto con me
alta in cielo una nuova stella errante.

Canto

Serate uggiose di novembre
diffusioni di malinconia
uscite dalla giara  del vento
insieme a frasche di memorie.

Effluvi e percezioni
accarezzano la mia pelle
accompagnando il vento
freddo d’oriente,
inseguo gli olezzi
per dimenticare il tempo lontano.

Invecchiato nel  corpo
non odo più il calesse
che portava la vita,
i giorni scivolano  via come
la fonte sulla pietra.
Permangono i rimpianti
e costante una semplice preghiera
che io recito
al mio corpo fiacco.


Nel giaciglio attendo,
chino il capo e intono
al mio futuro
l’intimo canto
dell’immortali  versi d’amore.

Tristezza

La tristezza accovacciata
sotto il nobile castagno
vagheggia traiettorie
di rondini per lidi lontani
sotto un soffitto di cristallo.

Sguardo svanito
verso aspirazioni  pregresse
nell’illusorio sforzo
di offrire baci
alle nubi in perenne migrazione
persone mute,
insensibili.

Riflessioni borbottate
nel torpido  dormire
pazzo soliloquio,
angeliche prose
dell’estremo sfinimento,
nobile supplica
canto sublime
di vulnerabile creatura,
nell’istante dell’estremo declino.

Supplica

Vi supplico  dinon  lasciarmi solo
nella fredda stanza  colma
di piani di bianco marmo,
esalazioni di cera
in compagnia di luci tremolanti
e  individui indifferenti
costretti a non vedere il dolore.
                
Non gettate vuoti giudizi,
non recitate il solito pensiero
restate silenziosi
compassione per la mia dignità,

Nascondete nell’intimo
il vostro dolore,
è mio, solo mio, fatelo per l’ultima volta
recitare vorrei
come interprete di me stesso
non da figurante.

Vi prego non abbandonatemi
con questa comitiva
posta ai mie lati  che come me              
ha staccato il  tagliando
per l’ultimo viaggio.

Involto in tessuto bianco
quel che di me rimane
affidatelo alla terra
prima che rintocchi il vespro,
fate si che l’alba rischiari
la grigia pietra sepolcrale
in ricordo di me.

Ti rivedo

Ho baciato le tue
sterili mani
oltraggiate dal vento degli anni
aride ed esanimi
incerte mi hanno riconosciuto.

Ho scorto nel tuo volto di mamma
la recondita armonia
e l’infinita grazia,
le rialzate vene dove scorrono
i timori e i sogni
senza sosta da quando
sei divenuta madre.

Incosciente e colmo di vergogna
volto mi sono
verso il nostro giardino
facendo finta di osservare
le frasche mosse dal vento,
in segreto
nel turbamento nascente
ho pianto.

Riposa

Riposa mio angelo
tuo nonno ti veglia
sogna primavere in fiore.

Riposa mia soffice piuma
tuo nonno  ti osserva,
a mani giunte prega
solleva l’anima a Dio.

Riposa  mia anima
tuo nonno è con te,
l’ombre furtive
col giorno spariranno.

Riposa  mia creatura
tuo nonno controlla.
al risveglio correrai
con i tuoi genitori
per prati verdi e profumati.

Riposa mio principe
tuo nonno ti veglia,
per un domani
fatto di cieli azzurri
montagne e mari incantati.

Riposa mio bimbo
tuo nonno ti chiama,
ma tu dormi,
fantastica, sogna babbo e mamma,
sino al prossimo giorno.


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