Vento
Basta la lieve brezza per
far decollare il nostro amore
sulle ali dell’ aquilone.
Vento infedele,
ossessione dei marinai.
Il molino implora il vento
per muovere le pale.
Nel bene e nel male
padrone assoluto,
tiranno indiscutibile,
despota pervasa.
Tanto ti ho implorato,
supplicato,
immolato l’anima mia.
Volar vorrei sui clivi,
alpeggi,
e lande desolate.
Alzo le braccia al cielo,
ti invio la mia supplica.
L’oltraggio,
L’oltraggio è alienato
tra le rupi,
le alpi inaridite dal sole
tra le grida acuti di dolenza.
Cercherai con gli occhi,
errando
la mia origine che scompare,
le moltissime città annientate,
le membra dei figli di Adamo
privati del soffio vitale
e del pianto.
Laddove io mi tratterrò
ad indugiare sulla mia nuvola
minacciosa e cupa.
Ammira,
avvolge il mio fiorente paese
che perisce nel tempio dall’acredine islamica.
Vorrei
Prima che Dio sentenzi
la mia dipartita
vorrei cantare lodi
ai miei figli.
Vorrei coccolare i mie vecchi,
gli invalidi,
i sofferenti.
Sommergere la mia passione
su fogli bianchi
per poi cullarmi
fra ispirate liriche.
Il pianto celerò
in cataletti trasparenti.
L’incertezze,
l’inquietudini,
l’insicurezze
le legherò
a nubi fluenti.
Angelo
Poi da una scoglio
precipitò un brandello del mio cuore,
rotolando in un prato della selva,
fra le fronde allo stramazzar del vento.
Lo afferrò da l’acqua
un vetusto pescatore.
Ma anche con tanto entusiasmo
il cuore come la fronda non risorse.
Per questo,
con aspra destrezza volle,
per rappezzare,
valersi un po’ di indulgente destrezza.
Sforzo dopo sforzo l’ incastro preciso
il vecchio non consegue.
Allora una barbaglio,
un pensiero accecante
perviene alla mente .
Cosi con semplicità
soffiò sulla lembo perduto,
ripara il cuore
e in celo si libra.
Era il mio angelo custode
Ultime volontà
Non sia da voi lagnarsi
per passioni dissipate
per sogni sfumati.
Non affliggetevi
delle mendaci lusinghe
da vetusti rimpianti.
Pensate senza malizia,
con dovere pensate.
Immuni dalle deformi opere
del nostro creato,
a questo punto antico,
al centro dei rari beni
che ostinato tuttora ci offre.
Disprezzate con tutta l’energia
l’illogica guerra
lo sterile inganno
la stolta spensieratezza
l’impossibile scienza dell'assoluto
la soppressione della ragione .
Adorate immensamente
la splendore del creato
l’attrazione delle astri
il gorgoglio dell’acqua
la serenità della tenebre
il sentimento dell’essere.
Il primo 25°
Avete intrapreso un viaggio,
avete deciso la sua destinazione,
ricordate 25 anni fa come e quando è successo?
Tutto ciò che sapete e ricordate
è la luce accecante della luna
he polverizzò i pensieri.
Apparve insinuante
tra gli scuri chiusi di una stanza.
La osservavate cosi,
come si osserva il quotidiano,
deciso da mani sterili
che asciugano il sudore della pelle
il dolore,
il buio.
Il silenzio ovattato di quella parete
cosi bianca –
cosi spoglia –
cosi uguale.
Dentro il cuore stanco una voce risuona,
voi cosa cercate?
Cercate un nuova alba che danzi sulle vostre ciglia,
cercate il vento che fa piegare gli alberi,
cercate il mare che vi bagni il corpo,
cercate la pioggia che disseti l’arido.
Cercate la gioia, l’amore, l’amicizia,
la vostra giovinezza,
allora quella stessa voce vi ripete
Sperate, Pregate, Credete,
avrete intrapreso il vostro viaggio.
La vostra meta è la Vita.
Paese Natio
Alberi bercianti,
il loro gemito di sofferenza
contro un cielo intriso di foschia.
Alienate nubi si bramano,
s’inseguono,
s’imprigionano,
si scontrano.
Sorgeva esitante la pioggia
e munita di ardire percuoteva
la mesta terra,
disseminata di spoglie esamini.
Sovrana,
anonima la selva,
coperta di coltre bianca,
braccia benevoli
occultano i frutti.
Si percepivano remoti,
distinti e gelidi i rintocchi
pervenuti da l’antica chiesetta .
Rigagnoli plumbei
si levavano dai comignoli,
mossi dal vento dell’est.
In quel focolare un uomo,
dall’età del crepuscolo,
un boccale di vino novello gustava
laddove serene riflessioni di
un’estate rimembrava
in quei momenti la mestizia
gli ricolmava il cuore.
Vorrei
Con i fulmini dell’infermo,
vorrei illuminare il paradiso.
La realtà è solo l’eco
dell’incubi dei poeti.
L’ombra del perfetto,
quello che è prodigioso
nel genio o in natura
seduce l’angoscia di chi si ama.
Mi vorrei sommergere
nell’animo dei poeti scrutar
l’essere ispiratore
e poter sognare.
Odio il perfetto
perché l’angosce di chi amo
siano mie,
solo mie.
Lacrime
Vuote stille
di cui non sai il senso,
tormento,
dall’intimo del cuore,
dal profondo di qualche
celeste sconforto.
Rampollano nel cuore
e affiorano negli occhi,
giocano alla vista
dell’immensità del mare,
del mistero della vita.
Pensano ai giorni
che non sono più miti,
come l’antico bagliore
dell’astro su una vela,
affidandoci perduti ricordi.
Giornate che mutano mesti
appena l’estremo barlume
ondeggia da una veliero
sulla linea del tramonto,
razziando nella gerla dell’amore.
Tanto soavi
tanto mesti
i momenti che non si manifestano
in questa vita.
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