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domenica 10 aprile 2011

Fiabe 6

La fonte magica

Da sempre l’uomo è in cerca della vita eterna.
L’acqua è la fonte di vita per eccellenza e, durante il medioevo, erano numerosissime le storie legate al ritrovamento della fonte della vita eterna.
Nella nostra storia confluiscono tradizioni diverse,  e vi si riassume l’esigenza medievale della vita eterna e dell’eterna giovinezza.
Ludovico, principe e signore della Garfagnana, mentre un giorno tornava da una battuta di caccia, attraversando una foresta, vide sul ciglio di un piccolo sentiero, tracciato nel corso degli anni dalle cavalcature dei muli e dai contadini che andavano per legna nel bosco, un uomo, miseramente vestito, che avanzava lentamente.
Il suo aspetto e i suoi abiti lasciavano pensare che fosse in viaggio da molti giorni, e sicuramente era da molto che non toccava cibo.
Il signore gli si fece vicino e gli chiese: «A vederti così sembra che tu venga da molto lontano.
Come mai ti trovi in questa foresta? Certamente non sei un cacciatore, né sei venuto qui per raccogliere legna, poiché questa è la stagione in cui non c’è bisogno di fuoco per riscaldarsi».
L’uomo, riconosciuto, il principe rispose garbatamente: «Io sono un vostro servitore, maestà, e provengo da un paese molto lontano da qui.
Mi sono messo in viaggio per raggiungervi e per mettere a vostra disposizione i miei servigi; sebbene il mio aspetto possa ingannarvi sulla mia persona, sappiate che posso essere molto utile alla vostra signoria e farei qualsiasi cosa per la vostra vita.
Il principe, che era una persona dall’animo nobile e sensibile, fu commosso dalle parole dell’uomo e in uno slancio di generosità gli promise: Se ti dimostrerai un uomo valido e leale, ti prometto che sarai elevato ad alti livelli e le ricchezze certamente non ti mancheranno.
Ordinò che gli si desse un cavallo, e si incamminarono alla volta del castello sul monte Gragno.
Appena giunti nelle sale del palazzo, il principe ordinò che fosse preparata ogni cosa per la cerimonia di investitura dell’uomo incontrato nella foresta, e alla presenza degli altri nobili, l’uomo fu fatto cavaliere, prestando giuramento e promettendo fedeltà all’imperatore.
Il nuovo cavaliere, entrato nelle grazie del re, ben presto fu preso dall’ambizione e dal desiderio di impossessarsi del potere; così incominciò con le sue sottili arti persuasive a fare sempre più sostenitori.
Il seguito di cui disponeva era diventato ormai abbastanza numeroso quando la congiura venne sventata, grazie alle rivelazioni fatte da uno di coloro che erano stati contattati dal cavaliere.
Il principe indignato, sentendosi tradito, andò su tutte le furie; tuttavia decise di non condannarlo a morte, come prevedeva la legge, ma si limitò ad allontanarlo per sempre dalle sue terre insieme a tutti gli altri cavalieri e nobili che erano passati dalla sua parte.
 Li privò di tutti i beni e di tutte le ricchezze che possedevano, dando loro un giorno di tempo per abbandonare il suolo del suo regno; alla scadenza di tale termine, se fossero stati trovati ancora entro i confini del suo territorio, non avrebbe mostrato più tanta clemenza e li avrebbe condannati a morte.
Il cavaliere e tutti quelli che insieme a lui erano stati banditi dal regno, pur di non abbandonare le loro ricchezze e di lasciarle nelle mani di altre persone, decisero di mettere a segno la congiura e di eliminare coloro che erano fedeli al principe.
Organizzarono così un banchetto, a cui furono invitati la maggior parte dei nobili e dei cavalieri fedeli al re, con il pretesto di salutarli e di spiegare che le accuse loro rivolte erano del tutto infondate e, per vendicarsi di coloro che sarebbero entrati in possesso dei toro beni e delle loro ricchezze, prepararono cibi avvelenati.
I commensali, non sospettando nulla, morirono avvelenati.
 Il cavaliere e gli altri nobili, lasciarono in tutta fretta la città, convinti di aver portato a termine il loro piano.
Il giorno dopo, quando fu riferito al principe l’accaduto, questi non seppe darsene pace ritenendosi responsabile di tutto quello che era successo.
«Sono stato io ad ucciderli.
Se non avessi condotto qui quell’uomo incontrato nel bosco, tutto ciò non sarebbe accaduto e i miei cavalieri sarebbero ancora vivi».
Il principe aveva un figlio molto giovane, il quale vedendo il padre in un tale stato di frustrazione e di dolore gli si fece vicino e disse: Padre, non disperate, io so come riportare in vita i vostri amati cavalieri.
Non lontano da qui oltre la valle c’è un piccolo regno, abitato da bellissime ragazze, le quali hanno un giardino in cui esiste ogni sorta di meraviglia.
Tra le tante cose meravigliose di quel giardino c’è una fonte dalle magiche virtù.
Infatti, se la sua acqua viene spruzzata sul corpo delle persone morte, queste vengono riportate immediatamente in vita.
Perciò vi chiedo il permesso di andare alla ricerca di questa fonte e di portare qui per voi l’acqua che potrà ridare la vita ai vostri fedeli sudditi.
Il signore del monte Gragno  pur di riportare in vita coloro che erano morti per colpa sua, concesse al figlio di partire.
Il giovane si mise subito in viaggio, da solo, per la terra delle bellissime fanciulle, custodi della suddetta fonte, pensando lungo il tragitto a come fare per riuscire a convincerle delle sue buone intenzioni.
Giunto, infine, nei pressi del loro regno, gli si fecero incontro alcune bellissime fanciulle, vestite di candidi abiti.
Il giovane rimase estasiato da tali bellezze; mai aveva visto donne talmente belle.
Fattosi coraggio, il giovane spiegò il motivo della sua venuta e del dolore del padre per la perdita dei suoi uomini più fedeli a causa di un uomo malvagio che era stato condotto a corte dallo stesso re, ed elevato a grandi onori e colmato di benefici.
Le fanciulle ascoltarono con attenzione ciò che il figlio del principe raccontò loro, infine dissero sorridenti: Sappiamo che tu dici il vero; un animo candido e innocente come il tuo non potrebbe mai mentire, per questo potrai avere accesso alla nostra fonte.
Solo agli animi puri ed esenti da peccato è consentito avvicinarsi e prendere l’acqua che restituisce la vita tolta a tradimento o ingiustamente.
Detto ciò, lo accompagnarono nel meraviglioso giardino, dove il giovane poté vedere tante meraviglie, che nessuno può descriverle a parole, e qui raccolse in un vaso dell’acqua che sgorgava da questa fonte, situata al centro del giardino, all’ombra dei rami di un grande castagno e attorniata da uccelli che con il loro canto creavano un suono quasi celestiale.
Pace e tranquillità regnavano in quel luogo, e fu non senza pochi rimpianti che il giovane prese commiato dalle fanciulle e da quel luogo incantato.
Ritornato di corsa al palazzo, si recò nel luogo dove giacevano i corpi esanimi e li spruzzò con l’acqua che aveva portato con sé.
In poco tempo, uno per volta, essi si ripresero e si alzarono come da un profondo sonno, ignari di tutto ciò che era successo.
Quando tutti si furono riavuti dal sonno mortale, furono condotti alla presenza del re, che spiegò loro come fossero stati avvelenati e riportati in vita dall’acqua della fonte magica, trovata grazie a suo figlio.
Grande fu la gioia del re quel giorno; ai suoi fedeli sudditi riportati in vita vennero dati tutti i beni del cavaliere e dei traditori, e suo figlio fu incoronato re al suo posto.

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