Un saluto

Metti un saluto

A te che leggi questo blog, di passaggio o con quotidianità, a te che credi o anche no, scrivi "un qualcosa" nei commenti, per esempio: il tuo nome o nickname, dove vivi, l'età, una frase, un saluto o quello che preferisci...

Esprimiti con un "messaggio"...

Un modo come un altro per interagire, per mandare un segnale, per dire "io ci sono"...

Il ringraziamento è anticipata Un saluto.

Foto

Foto
Le mie scritture

sabato 9 aprile 2011

Poesie 26


Fuggire

Fuggendo ho vagato
su irti dirupi
dove la montagna nasconde
la notte oscura.

E fuggir tuttora
per provare
precipitose  attese
al chiaroscuro
di un vecchio metato.

Non scopro oltre,
che leggende scavate
dal fluire dell’acqua
nel verdazzurro della selva.

Oh terra mia
di muschi e licheni
dove i sogni
concepiscono e distruggono
moralità e corruzione.

Tu cinta
di smaniose figure
io nello sbuffo
flebile dell’istante.


Benevola e altezzosa
ti elevi dal benessere
che ti circonda,
con l’esultanza
di crinali silvestri
e pianori dove
strati si posano
del nero mirtillo.

Dove ti sciogli
in pruni e scope
e la purezza evade
tra i castagni.

La notte ricerca
le smarrite note,
io inseguo i meandri
dove riposa la serenità.

Dove lo spoglio pudore
di primitive rupi io
ricerco il riposo eterno
dei miei monti.

Come il castagno

Alla maniera
del vetusto castagno
dal profondo
dell’amara terra
mi imbevo di aspro cibo.

E spoglio
al termine ultimo
di tante primavere
reclino i miei artigli
al volo delle falene.

Ma se nell’informe
intrico lacerato
ancora c’è linfa
germoglierà altra vita.

In me corroso nell’intimo
dal soffio freddo
di tramontana
felpato va
il cammino  nella sera.

La casa sul monte

Lassù nella selva
fra spazzi immensi
mi avvierò col ritmo del vento,
con un bagaglio
colmo di speranze,
costruirò la mia dimora
con sassi e tronchi,
per parete un castagno bugio.

Al centro accenderò un fuoco,
potrà scaldarsi l’animo mio,
i pensieri ascolteranno
il loro silenzio.

Ad ogni cantone fiori di bosco
di poca vita e
passeggero il loro profumo.

A serbar ricordo del tempo
un piccolo ritratto di un amore,
senza disprezzo e vani ricordi
ma solo lodi alla natura,
agli artigli della luna nella sera,
a chi mi indicò
la strada della vita.

Per zio Bruno

Percepii gli angeli volare
sul tuo cataletto di pace.
          
Nel tremolio dei pensieri
ti intravidi chino,
sulla panca dall’odore antico.

Attorno le braccia tese dei santi
proni su di te per amore eterno.

Traboccava l’aria…
di salmi,
di luci,
di pianti…
di serenità dopo infinito male.

Breve è la strada
dell’ultima dimora,
ricamata di grigio
e dalla tue amate selve.

Osservavo oltre il cancello
il vialetto  dei morti,
fiammelle accese intorno al buio.

Ricongiungiti
nel cantone perso del ricordo,
riavvicinati all’arcaica
purezza delle tue montagne.

Nel luogo in cui tutto  
è immutato nel suo splendore
e non ha importanza
se sono rocce o tante stelle.

11 settembre

In  un cielo turchese
fisso oltre il  turchese,
ali di acciaio si infrangono brutali
nel cuore delle libertà.

Il mondo osserva nell’aria
il riverbero dei  morti,
esseri inermi cadono
come vacillanti aquiloni
d’ove privo di fole è il silenzio.    

Nel nome dell’islam
da sempre la crudeltà suprema,
cancellata è la profezia 
veritiera dell’amore. 

Musulmani,
invasori,
figli dell’odio, solo odio
per l’intento dell’odio,
il fine che si annida
fra pregiudizi e religione.

Più non vestiremo
là delusione di uno sguardo abbattuto,
l’immagine da sempre concessa
di infauste razze agonizzanti
nel nome di……

Smisurate diversità ci separano,
ma decisi porremo uniti
il nostro coraggio e la nostra libertà,
all’abbraccio viscido e nefasto
di arroganti e piccoli ipocriti,
figli di un Dio non nostro.

Realizzeremo follemente sicuri,
l’ultima libertà di non accettare
più beceri buonismi,
verso impostori assassini.

Il barroccio va

Or più non dolgo
ingiurie e dolori,
pigro si muove il barroccio
colmo di canestri e anfore
traboccanti allegrie e pianti.

Non si ode un canto
non c’è il profumo di un fiore
tutto tace,
all’or del vespro vanno
pesanti ruote su selciate vie.

Continua il viaggio lento,
la quiete avvolge il barroccio,
va solitario oltre
l’insonnolita meta
dove riposano
allegrie e pianti,
rischiarato
da fuochi fauti,
da fiammelle senza calore.

Il castagno caduto

Contorte  frasche riarse
si dolgono di smarriti giorni,
turbini bugiardi invocano
tristi memorie.

Passato il tempo delle verdi frange
picchia la tormenta sui vetri della vita
e garrule note in culle
colme di soffici piume.

Ultimata è l’armonia
di dolci musiche,
sugli artigli rugosi e cullanti
più si ostentano ali in volo,
su fronde fruscianti
nuove di verdezza
compongono altrove i cinguettii,

Ultimate  gioiose armonie,
intonazioni nell’aria del mattino
dai tuoi rami si alzano
lassù all’Assoluto,
adesso rigido adagiato ti proni.

Le nostalgie ti porti
dei nidi che cullavi
e i primitivi gemiti
delle natie creature alate.

Quando una sera all’or del vespro
un fragore bruto
ti ha scosso alla radice,
gridavi nel cielo scuro
la tua poesia al vento
e mesto cadevi.

Padania

Cinta da solenni cime
e dall’azzurro  mare,
luminosa più del sole
con in mano la spada del potere,
vidi austera regnare la libertà
dove ho cresciuto i figli miei.

Fui certo del paradiso in terra
nella mia Padania,
dove il disprezzo e il risentimento
ho creduto estinti,
ma è stata solo speranza vana
una speranza perduta 
dall’occupazione altrui.

Da quel fatal momento ancora
capii  l’ostilità, la paura,
l’indifferenza,
senza pudore e senza protesta
su questa bella terra mia.

Le ingiurie sentii,
conobbi il male
le bestemmie di altre religioni,
campanili offesi da minareti
nella disumana sorte
di campane abbattute.

Ma colei che mi ha generato
è la terra mia,
dove l’infamia dello straniero
vuol cingersi di corona
sopprimendo le nostre realtà.

Fratelli, una famiglia siamo
e una ideale ci rimane,
un cuore…
un sogno…
un nome...
Padania.

Una dea

Come nubi  vagabonde
sbatter d’ali vezzose
erranti nell’azzurra volta,
in questo modo
vaganti avanzano
le mie inquietudini.

Nel mistero di ciò che resta
del mio passato,
tanto sfacelo avanza
nei meandri della memoria,
e ne piangono
l’animo e la ragione.

Ma il sorger dalla terra amata
un’idea confusa
che le sensazioni amorevolmente culla.

E’ l’illusione arcana
amadriade rasserenante…
imperitura.

L’angelo custode

Il mio angelo custode è caduto
fra spine e pietre irte,
spezzate ha le ali,
lottando con impetuosi turbini
nei tristi giorni bui.

Non porta tuniche di seta azzurra,
o folti ricci biondi,
e gli occhi dell’amato mare,
vigile severo dei miei sentimenti
la sua loquele schietta e consigliera.

A volte si camuffa
il mio angelo seduttore,
a volte complice,
a volte amante,
a volte padre,
a volte mendicante.

Però è tutta mia
questa eterea essenza,
mi accompagna dal primo albore
e con me sopporta i grevi affanni.

Da sempre probo di buonsenso,
un santo protettore ed anche onesto.

Cucciolo

Oh tenero cucciolo
il vero amore
al seno della mamma
vai sognando,
momenti di calore
che col tempo fuggiranno.

Poi scoprirai cos’è la vita
e per magia tantissime
persone incontrerai…
e ti innamorerai
dimenticando pensieri e dubbi.

Parla teneramente ai figli,
narra loro che il domani è bello
canta la canzone dell’amore
e digli che mai soli li lascerai.

Allorché dopo tanta strada,
cadente e esausto raggiungerai
l’ambita cima,
ascolta nel vento
ciò che resta del passato
e ripensa a quel vecchio seno
dove poter posarti
e sognare ancora.

Nessun commento:

Posta un commento