Epigrafe
Incideranno sulla mia lapide,
“era un grande uomo”,
al contrario, un modesto essere.
Banali, infinite orazioni.
Eccessive armonie di petali,
una rosa a velare
una goccia di pianto.
Bramai il canto del popolo,
relazione del mio simile,
ripescando l’apparenze e le finzioni.
Inseguii gioielli celati nella parola,
esaltai lemmi rinnegati.
Istanti immortali fra bagliori
e tenebre prive di sponde.
Dolermi vorrei,
Dolermi vorrei, istanti, attimi
nello sconfinato avverso oceano
che ci disgiunge.
Concedetemi purificare le membra
che generarono la passione.
Al di là giacerò nell’incavo
per me disposto.
La zolla ghermisce di me quello
che non è in grado di risorgere,
esalando quello che non deve perire.
Commiato
Rasserenante,
fuggevole,
complice l’ultima creatura,
misterioso tormento
dell’essenza ti mutò,
Pervenuto all’erta cima scorgesti
l’estremo simulacro,
lugubre approdo,
dove ti aspettava il trapasso .
La ti lasciasti guidare,
miserevole,
fatuo,
perché onesto.
Arido abbandono ti piegava,
più sovrastante è al rupe
più immenso è il vuoto.
Visioni della notte,
meretrici tenebre concesse al destino,
dall’elevata vetta non declini
ed io mi innalzo .
La ragione,
linea estrema a naturali spiritualità
possa accogliere la morte.
Cavalli
Corre a briglia sciolta,
veemenza di frangenti schiumosi,
appaiono con ispide fronde
a luccicar di arti.
Soldati a cavallo e destrieri furenti
scagliati nella brezza del mare flettono
le soffici sponde ,
flettono i crini
sommergono nei marosi.
Linea di marmorei flutti nel profondo
dove l’acqua li preme.
Balzando tra un diadema
di fiotti evaporanti di sale,
esaltanti di calore
galoppi raccolti,
violenti.
Sottile sabbia,
percorrono i selvatici cavalli,
si diffonde la furia degli zoccoli
che,
calpestano,
calpestano,
calpestano.
Bramerei
In ricordo di ………….
Bramerei consacrare il suo nome
ad una stella errante
cosi radiante da lacerar le notti .
Bramerei dar voce ai taciti
e venerar il pianto suo,
guarir i deformi
per lodar l’inceder proprio.
Bramerei ciascuna goccia di pianto
mutar in serenità,
estrarre terra per costruire pozzi
e dare vita a lande aride
in ricordo di ……….
Bramerei la pietra mutare in diamanti
per scorgere il barlume delle sue pupille
e arar giardini di fiori.
L’affetto.
Istante per istante.
Adesso creature nel ricordo,
alla maniera del passato
in ricordi di…….
Il passato ha necessità del prestigio
come il dramma
o la commedia.
Se assente il prestigio
è la dipartita che prevale
lo spirito per cui l’amore è spirito.
Passano gli anni
La chioma incanutita.
Riuscire ad essere padre non è banale.
Ostinata, convulsa,
mi plagia l’età.
molte volte ho dimentico,
tuttavia ero sereno,
sicuro di ritrovarmi nel luogo segnato.
Leggiadro figlio ,
membra della mia membra,
perla della mia passione ,
della mia ispirazione,
cosa ti affascina implorando una novella?
Per caso a quei trascorsi
notturni eccessivamente remoti?
La voce non ne era valente?
Ed ora uomo di mezza età avrò
l’abilità di sussurrarti la fiaba nella fiaba ?
L’intelletto la sensibilità si mostreranno
abili di ascoltare l’amore che esuberante
è scivolato senza indugio?
L’infinita confusione dell’esistenza
fluisce celermente,
senza tregua si inoltra
senza girarsi
e se lo fa quanti tormenti,
quante frasi taciute,
quante non mormorate
che lo spirito mio lancinante strillava.
Paure
Da un falò soffocato,
si rovesciava la cenere
di un ceppo,
allorché capii
di dovermi sbarazzare
delle angosce,
al di là del fosso.
Disperdere l’oppressione
da infide notizie imposte,
per non opprimere
di sogni angosciosi
la serenità del rifugio notturno.
La pigrizia è un privilegio,
già si paventa lo smarrimento,
ampliarsi di abbandoni,
già si percepisce la morte.
Reperire nella vita i sui agi.
Intime deformabilità,
un cantone nel barlume,
luogo che nasconda
il mio esilio.
Lontano
Vele tronfie,
vento di maestro
che non inseguo
nel calar del sole,
di vampa sbiadisce il mare
su ricami di posidonie
fluttuanti in abbandono.
Naviganti per intense stagioni
fra calotte di ghiaccio,
nostalgia lontana,
più volte fingiamo
di non capire
come angeli bugiardi.
Ingiuriato il tempo
per disegnar le stelle,
che congiungono
l’ombre delle montagne
a evanescenti pastelli,
da ponente la dove il flusso
racchiude immersi,
umidi alvei inondati d’aironi.
Vorrei volare
Offrite mi di volare,
offrite mi il volare di quella rondine
che lieta balzella sulla cornice del tetto.
Sono esausto del mio giaciglio
voglio spiccare il volo,
librarmi,
essere sovrano.
Potessi al biancheggiare staccare
per l’ascesa, puntare senza indugio
su innevati picchi e arare il firmamento.
Con i passeri cinguettando volteggerei
fra maestose querce,
tra dimore antiche,
nel verde pascolo e la fresca selva.
Fossero in grado i miei arti vestire
le ali di una creatura alata,
vivrei la in quel luogo
dove il querceto è ombroso.
Affusolati steli mossi dalla brezza ,
dalle selve farei veleggiare un concerto,
un concerto e ancora un concerto.
Ho furia di indossare le ali
e di essere redento.
La poesia lenisce i tormenti
dell’anima vagabonda.
Impavidi
Esseri umani impavidi,
hanno il coraggio di recuperare,
altri si barricano
nell’intimo singhiozzano.
Bassi salici mi dicono:
Perdona.
Minute margherite mi chiedono:
Perdona.
Perdona.
Splendide corolle chiedono:
Perdona.
Contorti tralci di vite chiedono:
Perdona.
Ingannevoli invocazioni per indurre
la mia compassione ad accettare.
Per niente un grido :
Perdona,
Perdona.
Forziere
Sono volato alto in cielo
riflettendo sul trascorso mio,
su i momenti in cui vagheggiavo.
Ma il tempo è tiranno
rari gli attimi per amare.
Nella tenebre più fosche
non ho più il mio angelo ,
permaso unicamente il profumo.
Presto aprirò il forziere dei desideri
lo ridurrò in cenere
all’emanare dei venti del nord.
Somma prudenza vagabondare innanzi
non dolersi del giorno consumato.
Deliri
Mentre stacchi
per un meritato riposo,
ti osservo.
Cerco di introdurmi nei meandri
dei tuoi pensieri,
in un percorso per me impervio
di profondi antri.
Vedo ansie,
assilli mai assopiti,
vecchie angosce,
alcune vissute insieme ma mai lenite.
Crudele prosegui nel farti dolore,
incapace di ragione.
Quasi mi perdo
in questo tuo universo cupo.
Ma amore svegliati,
vedrai,
terminato è l’uragano
il sole fa capolino all’orizzonte.
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