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domenica 10 aprile 2011

Novelle 5

I due scoiattoli Febo e Nora
 
Di buon mattino si alza il sole e Febo e Nora aprono gli occhietti, si guardano attorno ed esclamano insieme: "Oh, come è bello il nuovo giorno.
C'è il sole, l'aria è profumata.
Andiamo presto in passeggiata!" Una stiratina, uno sbadiglio e presto
vanno verso la fonte.
Si bagnano il viso, si strofinano gli occhi
 e cercano bacche con cui sfamarsi.
"Andiamo nel bosco - esclama Febo là certamente troveremo del cibo"
Lungo la strada incontrano degli amici caprioli , caprette, fagiani e conigli.
Ad un certo punto scorgono in lontananza un animale a loro sconosciuto:
un muso sporgente tra le foglie.
Che paura! "Sarà un lupo? Ho sentito che il lupo è un animale feroce"
esclama Nora spaventata.
Ma quel bel muso a loro sconosciuto non è altro che quello di un bellissimo cane.
Un muso veramente espressivo, direi rassicurante.
Ma la paura fa brutti scherzi e i due amici cercano un riparo dove nascondersi.
Birillo, così si chiamava il cane, non aveva assolutamente intenzioni bellicose.
Anzi era preoccupato perché non riusciva più a trovare il suo padrone.
Birillo si avvicinò al rifugio di Febo e Nora annusando l'aria e i poveretti furono terrorizzati e tremavano come una foglia.
Birillo li rassicurò :"Non temete. Non vi farò del male.
Sto solo cercando il mio padrone, volete aiutarmi?" I due, tranquillizzati, uscirono dal loro nascondiglio e si offrirono di aiutare Birillo.
Cominciarono così le ricerche.
I tre si diedero un gran da fare,  percorsero tutti i sentieri del bosco, mentre Birillo
abbaiava per richiamare l'attenzione del suo amato padrone.
Passò di lì un cavallo in corsa.
 Era cavalcato da un fantino che si allenava per la gara.
Nel sentire l'abbaiare del cane, il cavaliere si fermò.
Osservò Birillo e, osservata la bellezza, cercò di chiamarlo a sé.
Ma Birllo non volle avvicinarsi per paura che lo portasse via e riuscì a fargli capire qual era il suo tormento.
Il cavaliere capì ed ebbe compassione di quel cagnetto, si offrì di controllare se nei dintorni ci fosse un uomo che avrebbe potuto essere il vero padrone di Birillo.
Corri e corri, cavalca e cavalca, finalmente giunse in una piazza dove sostavano dei pellegrini che andava a un santuario.
Domandò loro se avessero visto un uomo così e così, descrivendo loro il padrone di Birillo.
Quei turisti erano accompagnati da un prete che si offrì di aiutarli nella ricerca.
Disse che conosceva tanta gente e qualcuno forse sapeva chi fosse il padrone del cane.
Cammina e cammina giunsero ad una casupola.
Qui abitava Gosto, un esperto di miniere, di cave e di caverne.
Era ancora sporco di carbone perché era appena  tornato da una delle sue esplorazioni.
Aveva un barboncino assai simpatico e giocherellone, anche lui sporco di carbone perché accompagnava sempre il suo padrone.
Gosto era molto amico del frate, che di lui si poteva sempre fidare.
Conosciuto il motivo della visita Gosto disse che aveva un'idea.
Avrebbe chiamato tutti i suoi colleghi esploratori e, insieme, ciascuno con il proprio cane, si sarebbero dati da fare.
Birillo disse che il suo padrone si chiamava Giorgio e così tutti, ciascuno
per una strada diversa, si misero a  chiamare a gran voce: "Giorgio, Giorgio, Giorgio!"
Ed i cani ad abbaiare.
Ad un certo punto si udì un lamento: "Aiuto! Aiuto! Sono qui, in fondo ad una caverna. Aiutatemi, on riesco ad uscire da solo! Ero svenuto"
Tutti si diressero verso quella voce e fecero una catena legandosi per mano.
Il più piccolo, Febo, si calò per primo nella voragine con grande trepidazione di Nora. ma Gosto la rassicurò: "Vedrai che ce la farà.
Adesso mi faccio calare anch'io e, tra tutti, porteremo in salvo Giorgio.
Tu intanto prega"
Nora non se lo fece dire due volte e cominciò a supplicare il buon Dio.
Birillo intanto abbaiava furiosamente per rassicurare il suo amato padrone
e ad un certo punto si udì un applauso: Giorgio era stato liberato.
Birillo cominciò a fare salti di gioia, a dare leccatine, cioè baci al suo padrone e tutti insieme si unirono a far festa.
Giorgio era sano e salvo eccetto qualche piccolo graffio alle gambe, così ringraziò i suoi amici e cominciò a raccontare: "Camminavo tranquillo per la mia strada, quando mi accorsi che non avevo più accanto a me Birillo.
Tornai sui miei passi ed incontrai un brutto ceffo, che mi fece paura.
Iniziai a correre, a correre a perdifiato smarrendo la strada, poi inciampai in un sasso e finii con il cadere nella grotta, senza riuscire ad uscirne.
Chissà come sarei finito se voi non foste intervenuti.
Non finirò mai di ringraziarvi"
Febo e Nora salutarono i nuovi amici e si allontanarono.
Volevano tornare sulla riva del fiume in quella spiaggia incantevole dove amavano soffermarsi.
Si stesero al sole per riposarsi dalle fatiche affrontate, dalle paure subìte, dalle emozioni provate.
Il sole splendeva nel cielo e li ristorava.
Ad un tratto videro poco lontano due orsetti innamorati "Oh, guarda come sono carini!"
Esclamò Nora, "Sembrano come noi quando siamo sereni e tranquilli!"
Continuò Febo.
Dopo qualche momento gli orsetti si accorsero della presenza dei due amici e cominciarono a conversare con loro.
"Da dove venite? Che cosa avete intenzione di fare?"
Nora rispose che venivano dal bosco di castagni, che volevano riposarsi un po' per le fatiche sostenute e raccontarono quanto era loro capitato.
I due orsetti si complimentarono con loro e proposero di continuare la loro passeggiata insieme quando si fossero riposati.
Febofu contento di trovare nuovi amici, dato che era molto socievole.
Nora  invece era un po' diffidente: temeva che i due fossero troppo invadenti,
ma accettò anche lei.
Il bosco era poco lontano, così si diressero verso quella parte per respirare aria buona e profumi deliziosi di erba, di frutti degli alberi che, numerosi, ombreggiavano i sentieri.
Ad un tratto scorsero in distanza Gosto ed il suo barboncino.
Ormai erano diventati amici e lo salutarono con simpatia.
Il barboncino cominciò a saltellare di gioia, a correre felice della sua libertà
e correva a prendere i bastoncini che riusciva a trovare per farseli lanciare e così giocare.
"Fermiamoci un po' qui, su questa radura, propose Nora.
Io ho messo qualche provvista nel sacco che porta Febo e possiamo fare un picnic.
Non avete anche voi un po' di appeito?" Tutti annuirono e si sedettero nel prato.
Le provviste terminarono presto e così si distesero sull'erba per un riposino.

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