Credere
Oh! ignobile vergogna;
Scagliarsi nella contesa per
la protervia delle armi:
Misurarsi in luogo natio nella contesa,
e la guerra in terra straniera.
Scrutare le stelle ;
meditare rune dipinte,
e ghermire immenso sapere,
come fanno i demoni,
se siamo senza Dio.
Opportuno meditare sul il mito
e il significato
di questo meraviglioso …..
Ente Supremo.
Visione Divina
Talvolta in limpidi laghetti
dove la montagna
volge al pianoro
trovo una barca fatata:
Da solo remo,
non c’è nocchiere,
veleggio alla volta delle tenebre.
Una cadenza eufonica
una barbaglio lucente !
Tre angeli tengono una croce,
in candide vesti
con ali quiete veleggiano.
Oh, estasiata visione, calvario di Dio
Il mio ardire si infrange su la
sua reclusione di morte.
Mentre l’Eternità dissipa nell’intimo
delle spumeggianti onde
é tale a una stella,
con le stelle si confonde.
Psiche
Le stelle si spensero,
scomparve,
il luminescente imbrunire,
sotto l’incantesimo si scurì,
fino al colore della pietra.
Il calore del grembo di donna
all’interno un punto profondo,
profondamente entro….
come avesse inghiottito
tutte le stelle estive.
Scavata la notte di pietra
del suo contenuto
rosa cupo,
brillante di luce propria
come una lucciola.
Quando ogni corona,
ogni coro è svanito
ogni percezione udita
è nell’altro.
l’Eterno
Attraverso la grata
penetrò un barlume,
freddo e argenteo,
in fondo al lungo raggio
apparve l’Essere divino.
Dolce melodia suadente,
palpiti purpurei come rubini,
finche le bianche pareti
si colorarono di scie rosse
che salivano lungo il muro.
La musica sfumò,
l’Altissimo si involse
in fluttuanti nubi,
il raggio si dissolse
e dalle pareti le scie rosse
scomparvero nelle brume.
Angoscia
Fuggo in ogni momento,
null’altro reclamo,
a lungo ho percorso
del mio maniero tutte le rughe;
là in alto le rilassate selve
di tutte conosco le frescure,
le acque sorgive:
Elevata peregrina la mia anima,
raggiunge il volo dell’aquila
fra i castagni ferita,
invocando sollievo
laddove in altre occasioni,
al vespro sostava
difesa nell’ombra.
Dolente l’aculeo la violenta,
la profonda oscurità non beneficia,
e nelle acque del ruscello bagna le ferite,
dolore pungente,
neppure il vento di ponente la quieta.
Or dunque o diletti figli
lo stesso si mostri di me.
Ad alcuno non sia permesso
dal pensiero allontanarmi
la funerea angoscia.
Perduti
Un fuggevole dì…
io vissi,
vissi con loro;
Mio padre,
mio madre.
La vecchia si presentò
un mesto giorno d’autunno,
via li condusse
all’ultimo riposo.
Sereni riposate nel ricordo
che porto di voi
nell’amorevoli pensieri
ha pace
l’esule visione.
Nella fredda terra:
In cataletti riposate.
Ed e li che siete più vivi ,
dove la gioia dello spirito divino
tutti quelli che invecchiano,
tutti i morti ringiovanisce.
Il passato
Nel tempo in cui
il prato mostra
la serena distesa,
prima che la campana
dell’Avemaria
si abbandoni al tramonto,
l’erta dell’ uomo
colma di ansia
inquieta traspare.
L’incantevole panorama
consola gli affanni.
Ma le lusinghe del creato
io ho assaporate,
le vitali delizie
sono assopite,
i mese della primavera
sono smarriti.
Domanda
Dolcissima,
mi rimpiangerai
quand’io avrò intrapreso
il viale dell’estinto?
Compagna ti imploro venia,
non vorrei affliggere il tuo seno.
Sublime creatura
ci fu età con vigore scottante,
ma l’incanto perde il suo fascino.
Il mio cuore è disperato,
le mie illusioni sfumano,
il nettare fluisce
diaccio nelle vene,
allorché più mi mostrerò.
Oh compagna bellissima
sola ti dorrai sulla gelida terra
che custodirà le mie spoglie.
Beatificata sia
quella stilla di dolore,
essa germoglia
per un amore
che non può dolersi,
tale pianto sarà gradito
a chi l’incavo delle pupille
resterà eternamente arido.
Ricerca
Quante oasi quieti
può scoprire il navigante
nell’immenso ed esteso
mare della dolenza?
All’orche il marinaio
prono e stremato
possa veleggiare
dall’alba al tramonto,
nell’abbandono del peregrinare.
Oscurità dense e tetre,
avvolgenti lo sbaraglio del veliero.
Volta senza calore,
ebbra di congerie soffocanti,
stracciando vele e cime annodate
fino a che ha inghiottito
la vecchia del mare.
All’ orizzonte il vago orientamento
di un oscuro approdo
oltre lo scalo della sepoltura.
Ovunque veleggiar vagando
non trarrà rifugio
alla sua angoscia
nella fiducia di un amico ,
nella lusinga dell’affetto.
Battaglia
All’imbrunire armi fatali tuonano
nella selva a ponente.
Prati verdeggianti,
ruscelli colore del cielo,
dove il giorno velato tramonta ,
la notte alberga uomini agonizzanti,
il pianto incolto
delle loro labbra frementi.
La quiete si raccoglie
sulle fresca erba ,
vermiglia apparenza
in cui il dio furente alloggia
nel sangue gettato .
Vicino a risecchi tralci
di tenebre e astri,
il simulacro della morte
svolazza
per la selva silente,
per acclamare
le anime combattenti.
Visione
Sul fiume quieto e mesto
si assopiscono la stelle.
Come pensiero errante
una barca insonne e sola
ondula pigramente
fra giunchi e canne.
Dalla remota selva
giunge il pianto del vento.
Riposa pallida visione
sul mesto fiume,
narra una fola
nella ombrosità della notte.
Il vento sfiora la sponda
volge e cinta
le robuste canne
che fluente preme.
Tremando il pioppo si duole,
da un covo s’innalza
un tenue tremolar d’ala,
un canto foresto
declina dalle stelle in cielo.
L’urlo della tormenta angoscia…
immane angoscia.
Al bagliore delle stelle giungi
a bramar le tenebre,
i fiori che estirpasti
adagiati su dondolanti frangenti.
Divinità
Oh stelle spiegatemi ,
chi vi sospinge
slanciate in rotte infuocate ,
nell’interno di quale incavo oscuro
celerete il riposo.
E tu luna appari scialba e mesta
vagabonda nello spazio,
esule raminga ,
dove errando occulterai
il tuo grigiore?
Di te so tutto!
vento assopito e esausto ,
eterno giramondo,
principe esiliato dal tuo impero.
So!
utilizzi tuttora il giaciglio celato,
alla sommità fra le fronde
del maestoso castagno.
Vuoti sepolcri
Zolla, la tua coltre grigia
di gobbe sassose.
Mi contagia
per un istante
la profonda quiete.
Oblio è il mio nome,
fra spenti riposi,
fra sepolcri vuoti,
il buio assoluto cela
l’arcano della vita fuggita.
Le profanate tenebre
la leggendaria vecchiezza sepolta
si rinnova nei tremiti delle felci
nei fiori di campo
sazi di spenti simulacri.
Ora fertile polvere
e scheletri sparsi
uniche rimanenze di anime erranti
si dorrebbe la terra
spoglia di leggere farfalle
lungo la coltre grigia.
In ricordo
Dirupanti falesie
sull’infinità furtiva.
Dalle balze scoscese un esile vedova
rimira l’inerzia della grandezza,
illusorie sfumature
richiamano alla mente sogni lieti
a placare inumani ricordi.
Procede costante sull’onde
la parata di imbarcazioni
intonando litanie di speranza.
Per i perduti l’ultima dimora sul colle
celati dentro i frangenti.
Un abituale gesto
di indulgenza per l’incompleta esistenza
una preghiera se la morte affonda
in un silenzio definitivo.
Foulard
Nel vasto cielo
occhi dischiusi
al chiarore della luna.
Nel calante vento di ponente
un brandello di stoffa,
un segno ricamato.
Ai margini striature di rossetto
come frange calanti
sottile falda,
eremo del pianto,
rifugio del pudore.
Agiti al vento
la sofferenza dei distacchi,
degli addii senza ritorno.
Profumato da un picciolo di spigo,
pendente sulle spine di rosa.
Attorcigliato tra le mani
tormento,
dolore,
angoscia.
Interludi modulati dubbi,
opere rimosse per bestemmiare
il successivo grido.
Se il fuoco vi uccidesse
se il fuoco vi uccidesse amici
da dove il vento attingerebbe le sue armonie?
Quali esibizioni di veemenza.
Quale alito di vita,
perenne affanno,
sulla pianura oltraggiata.
La stella lucente
che arde la vita
sulla terra scoperta.
Voi fiorenti di violenza
di travagliata misericordia
voi saggi ,
voi tormentati castagni
mostratevi fratelli
mostratevi padri.
Riecheggia in voi la sorte del crocefisso,
castagni germogliati sull’aspra pietra
riemergete da mille sfregi.
Se il fuoco vi uccidesse,
se il fuoco vi uccidesse amici
sponde senza frescure,
foreste monde.
Ammaliate sussultano le selve
al volteggiar delle frasche,
la vita leggera plana.
Processione
Garrire di bandiere,
aquiloni ondeggianti ,
aria di festa
fra le rughe del paese.
Volano palloncini colorati,
bambini festanti,
mani vischiose
di zucchero filato.
Musica rimbombante
che si disperde per le vie del borgo.
Dall’alto, dalla piccola chiesa
la processione scende
per la stretta via
lo stendardo brandito dal vento
scompone l’effige della Madonna.
Con devozione prego,
con devozione spero,
accompagnami in questo tragitto
che tuo Figlio mi impone.
Fa che anche la prossima primavera
possa pregare
la tua effige scomposta.
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