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Le mie scritture

venerdì 8 aprile 2011

Poesie 7

Solitudine

L’infante  non  sa  cosa più  bella
della  sera  esista,  
più bella  e  inconsiderata.

Appollaiato sopra  un  bianco  scoglio  
odo  lietamente  il  canto  del  mare, 
solo,
isolato  tra  spruzzi  e conchiglie  morte
le carpisco  per  donare  all’onda, 
spumeggiante  e  irta.

Intravedo  una  barca
con  le  vele spiegate 
che  di  luce  dipinge  il  mare.

E il  silenzio  è  estremo.

Ombra

La nera ombra
dall’airone 
su di me rosato volteggia,
ignaro del rischio 
che l’uomo pone.

Al batter della risacca si posa,   
racchiude le fluttuose ali.

Anch’io come
preda stupenda 
ebbi vicenda uguale.

Ed era bella l’ultima cosa 
che di me rosa tinse 
ed la vita sua lasciai, 
a me resta la nera ombra.
                                  
Padre

Il  passato  in  sepolcro  trascurato, 
adesso risorta  apparenza, 
che  dall’  incavo straripa come  sorgente, 
una  rappresa  violenza  domina    
una  mano  le  strappa  capace  l’ostruzione.

Al  cospetto  lieto avverto 
la  di te  ricomparsa, 
Padre  mio che  di  fatto 
alla maniera di un  buon  discepolo   patisco.
Serenamente  in me ripercorri 
remote  avvertenze  vane,   
il  tuo luogo di dimora  in  un  verde  eden  io  immagino,
dove  con  te   si  riesce a   serbare  
la vitalità  bambina  chinarsi
al  tuo dolente  volto .
E’  una  visione, 
un  triste  abbaglio,  capisco, 
ma  venire  vorrei   dove  sei approdato, 
irrompere  dove sei  stato accolto.                 
Ho  immensa  serenità  e molta   prostrazione.
Padre venuto  dalla  zolla  arida     
in  Te  l’esistenza   consuma  e  sopprime.                                                                                               

Esistenza

Come  I  miei  pensieri, 
grigi  sepolcri,
profanati, decomposti,
seviziati  dalla  furia  umana, 
dal rancore  più  funesto.

Navigo  in acque torbide  e  putride
annaspando  per  restare  sull’onda  
di  quella immonda  materia.

Con  gli  occhi  che  spruzzano  odio 
per  il  dolore, 
la  passione,
con   la  mente  tempestata 
da  continui  scenari  di  sofferenze, 
di  sangue  versato.

Questa  è  la  vita  che  non  bramo.
La  mia  presenza  per   poca  pace. 
                                  
Ripensamenti

C’è  alcunché  nella  morte 
che  richiama alla  mente  l’amore.
Se   con  alcuni  avvertito  avete 
il  sentimento  e  la  veemenza   
dell’innocente tormento,
dopo  stagioni  di  fermento  in  comune, 
avvertite  spegnersi  la  passione    
così  complici  esalate. 

E  tenue  tenue , 
adorabilmente  
per  così  recitare  congiunti  
nella  familiare  dimora, 
c’è,
fra  le ombre   un  concordia 
che  ripensa  a l’amore.

Un  di

Che  letizia,
adagiato  sul  letto 
origliando  al  furore  del  vento   
cingere  al seno  la  tua  donna ,   
mentre il  cielo  rovescia   i  suoi  fragori,
col  favor  della  pioggia  
rallegrarsi  per  in  quieto  sonno.

Che  io abbia la forza  di  ammirarti
allorché  giungerà  l’ora ultima    
stringerti  perendo  la  mano,
 mentre  si  dissolve  al  tatto.

Mi  rimpiangerai   mia  Lory 
in  una  combinazione  di  pianto  e baci.
Mi  rimpiangerai , 
non  ha  spine    il  tuo  cuore.

Alcuno  prostrato innanzi
a quel  sepolcro,
sia  uomo  o  bambino
non  potrà  distrarre  senza  piangere 
lo  sguardo.
                                               
Per  lei

Lei  mi  è stretta  nel  cuore 
come  la  pianta  alla  terra.

Mi è  gradevole 
come  gradevole  è  il  riposo 
delle  spoglie  
del fisico  spossato.

Il  celestiale affetto  per  lei 
la   mia  vita   colma, 
come  traboccante torrente di primavera  
scorrevole  nel  trasparente  disgelo.

I  mie inni  si  sciolgono   con  la  serenità  
col  gorgoglio  di  una  marea 
che  loda   le  crespe  e  le  fiumane.

Se  tenessi il  firmamento,    gli astri, 
la  terra  con  i  suoi  tesori reclamerei  ancora.

Bensì pago,   
impigrirei  nel  più miserevole  cantone della  nostra  terra 
se  godessi di lei.
                                  
Angosce  di  figlio

Madre  mia    non  vedi  le  mie  ferite,
non  ascolti  il  mio  pianto,
l’angosce   di  tutti  i  giorni 
il  dolore che  in  me intrinseco   alloggia.

Sono  il  tuo  unico  figlio  che 
nell’inquietudine vive,   
si  dispera.

Ti  supplico;
Aiutami   a  uscire   da  questo  tunnel 
spalancami  le  porte  della  vita  serena 
fa  che  quello  che ai  generato 
torni  a  vivere
fa   che il  buio  scompaia 
e  torni  il  mio  cielo  pulito.  
                                  
Inferno

Anime inquiete, 
peccatrici,
funeste e dolenti
per un trascorso 
ambiguo e tetro.

Travolte dai miasmi
degli inferi 
in compagnia
del peccato eterno 
in un turbinio di vampe,
urla terrificanti . 

Nelle tenebre più nere
vagate alla ricerca
di pace, 
coscienti sapete
di non meritare
e non troverete.

I vostri peccati,   
esasperati reati
vi tormenteranno 
per l’eternità, 
dove l’eternità
non ha tempo.
                       
Fiera

Come  fuochi  d’artificio
la  mia   vita  sfavilla   
con   fragori  impressionanti 
alla  vista altrui  di  mille  sfumature 
ma  dentro  di  essa alloggia  
la  più  cupa  delle  solitudini.

Intorno  a  me  dimora  una  continua  fiera
saltimbanchi    
giocolieri  pronti  a  deliziare  i  partecipi 
a  far  vivere  al  presente  molta  ilarità 
molta  brama  di  vivere.

Ma  la  realtà  volteggia  cupa 
come  un  rapace  affamato  di  carcami 
insaziabile e  famelico al  suo  apparire
indegno essere  lacerante 
le  carni senza  rispetto.

Nelle  tenebre  del  mio  essere  io  vivo.
                                  

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